I Quartieri Spagnoli sono un microcosmo, una città nella città, con usi e costumi propri. Forse solo chi è nato tra quelle viuzze dalle mille diramazioni, tra quei palazzi di tufo, può realmente comprendere quanto essere quartieriano, sia un modo di esistere: ma quali sono le tradizioni e i riti, che caratterizzano questa piccola “polis”?!
La domenica, in occasione della Santa Messa, è consuetudine sfoggiare i propri abiti migliori, recarsi digiuni in Chiesa al fine di ricevere il Sacramento dell’Eucarestia. Ma è possibile attendere così a lungo per gustare il pranzo domenicale senza uno spuntino?
Allora si va tutti a mangiare la pizza fritta addù Fernanda dinto ‘o vascio. Fernanda, una vecchia signora che stuzzica le narici dei passanti e soddisfa il palato anche dei più pretenziosi. E poi vogliamo finirla qua?! Dopo l’antipasto ci vuole il caffè dallo storico Caffè del Professore in piazza Trieste e Trento. Ma intanto dove sono i bambini? Sono con la comitiva della chiesa a giocare a pallone mmiezo ‘o largo ‘e barracche, o a piazzetta Trinità degli Spagnoli od ancora in qualunque posto ci sia spazio per tirare calci ad un pallone.
Non dimentichiamo che ‘o quartieriano è romantico e festeggia la sua donna in modo autentico, quindi la serenata prima del matrimonio, al 25° anno di anniversario o semplicemente al compleanno della sua lei non deve mancare, ed ecco che si balla e si canta tutta la sera intorno ad un palchetto improvvisato, vicini compresi.
E la sera dove mangiare pasti a buon prezzo, in abbondanza e in piena linea con le tradizioni partenopee? Da chi se non da Nennella? Oramai, questo locale è divenuto meta per Napoletani e non, c’è da aspettare ma in compenso gusto e divertimento sono garantiti, sì, perché il personale entrerà in piena confidenza con voi, senza peli sulla lingua.
Un rito senza tempo e senza stagione è costituito dal pellegrinaggio al santuario di Santa Rita, la protettrice delle donne gravide o che sperano di diventare presto madri. Il legame per gli abitanti dei quartieri è oramai tale che, chiunque si reca periodicamente a pregarla, pur senza essere mosso dalle motivazioni sopra descritte.
Passiamo ora ad alcune delle usanze in auge nel periodo natalizio come la famosa tumbulella rigorosamente organizzata dinto ‘o vascio (O’ vascio come avrete capito, è davvero un simbolo, un centro di vita), dove lo scettro del potere, ‘o panariello, è chiaramente maneggiato da chi conosca rigorosamente a memoria il significato di tutti i numeri del lotto.
Altra usanza tipica è costituita dal pranzo del 24 Dicembre. Il pranzo della Vigilia non è un’occasione per tenersi leggeri in occasione del cenone, bensì un momento in cui allenare il nostro stomaco prima di partire per la maratona gastronomica della sera, che si sa quando inizia e non si sa quando finisce. Ed ecco che le file dei pizzaioli dei quartieri si iniziano ad ingrossare, c’è chi si lancia sulla classica pizza fritta, chi si limita alla pizza a portafoglio, chi si osa il ripieno salsiccia e friarielli.
Altro rito è costituito dalla visita al Santuario dell’Immacolata, infatti, l’8 dicembre è quasi un oltraggio non recarsi presso l’altare della Madonna accendendole un lumino ed offrendo simbolicamente la stella di Natale, la pianta simbolo di questa ricorrenza, un momento di pura sacralità prima di iniziare il trantran del periodo Natalizio.
In fine, non dimentichiamo di acquistare il numerino d”o cartellone, o della riffa, quello da € 3,00/€ 5,00; se siamo fortunati possiamo vincere qualche chilo di tracchiulella, frutta secca, panettone e spumante e così potremo assaggiare il Babà del primo dell’anno con più gusto.