L’acqua è la principale risorsa e fonte di vita, divinizzata da greci e romani fin dai tempi antichi. In particolare la Campania è stata da sempre una regione in cui i popoli hanno instaurato un forte rapporto con le fonti sorgive proprio grazie alla grande diffusione delle stesse. Le sorgenti prendevano vita nelle sembianze di una divinità chiamata Mefitis, cioè “medietà”. Questo nome deriva dal fatto che l’acqua al momento in cui sgorga dalla terra si trova a metà tra il mondo solare e quello oscuro. Proviene dagli inferi, il luogo della morte, per dare vita e sollievo a tutti gli esseri viventi. Furono numerosi anche i santuarietti fontili, dedicati espressamente a Mefitis, costruiti tra il IV e il III secolo a. C. tra la Campania, la Calabria e la Lucania. Uno dei più importanti è situato nella Valle del fiume Ansanto, in provincia di Avellino, lì dove sono particolarmente diffuse sorgenti sulfuree.
Ma indubbiamente la zona in cui sono maggiormente sparse le sorgenti d’acqua è Castellammare di Stabia, la cosiddetta città delle acque. Questa località era già nota nel I secolo d. C. quando Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia scrisse di un’acqua particolarmente benefica, consigliata soprattutto per la cura della calcolosi. Era chiamata Media poiché la sorgente era situata in un luogo intermedio rispetto alle altre circostanti. Oltre all’acqua media, sono numerose le acque che sgorgano ancora oggi dal terreno stabiese: l’acqua acidula, indicata per facilitare la digestione; l’acqua ferrata, consigliata per coloro che soffrono di malattie debilitanti; le acque muraglione e solfurea che hanno un’azione purgativa; l’acqua magnesiaca, raccomandata per chi soffre di coliti spastiche; le acque stabia, san Vincenzo e pozzillo, che hanno un’azione lassativa. Alcune vengono anche imbottigliate e vendute come l’acqua della Madonna, che ha un’azione diuretica e dissolvente per i calcoli renali ed è naturalmente effervescente, limpida, incolore, inodore con un sapore leggermente acidulo.
Ma perché si chiama così? Quest’acqua proviene da una sorgente scoperta nel 1841 nei pressi della chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, situata nel centro storico, di proprietà della Congrega dei marinai. Il complesso religioso era stato costruito sui ruderi di una chiesa edificata nel 1580 in onore della Madonna di Porto Salvo appunto. Questa originaria costruzione era stata poi demolita circa duecento anni dopo per fare spazio ai cantieri navali di Castellammare di Stabia. Grazie alle sue proprietà l’acqua della Madonna mantiene le proprie caratteristiche organolettiche inalterate nel tempo, per questo motivo era utilizzata nel passato dai navigatori che si apprestavano a intraprendere lunghi viaggi prelevandola direttamente dalla fonte che si affacciava anche sul mare. Proprio a causa dell’uso che se ne faceva, fu chiamata anche acqua dei Naviganti.
Nel 2014 i rubinetti dell’acqua della Madonna e di quella acidula sono stati chiusi per alcuni mesi a causa di numerosi segnalazioni riguardanti la presenza di residui inquinanti ritrovati nelle fontanine di via Duilio. In seguito ad analisi e interventi di manutenzione commissionati dal Comune alle tubature è stato nuovamente possibile usufruire di queste acque speciali tutt’oggi ritenute tra le più salutari al mondo.
Fonti: Vito Teti “Storia dell’acqua: mondi materiali e universi simbolici”, Roma, Donzelli Editore, 2003
Giovanna Bonifacio, Anna Maria Sodo, “Stabiae: storia e architettura”, Roma, “L’erma” di Bretschneider, 2002
Giorgio Temporelli, “Il bacino idrotermale di Castellamare di Stabia” in “Città e ambiente”, 2004