È conosciuto come protomartire, poiché fu il primo martire della storia cristiana, il primo a morire pur di non abiurare la propria fede in Cristo. Santo Stefano probabilmente proveniva dalla Grecia sia perché il suo nome in greco vorrebbe dire “incoronato”, sia perché all’epoca Gerusalemme era luogo di incontro di molteplici popolazioni, usi e costumi e quindi non sarebbe difficile pensare a un viaggiatore. Non si sa molto della sua vita, ma certamente fu un predicatore della religione cristiana e convertì numerosi seguaci. Fu anche uno dei sette “ministri della carità”, chiamati diaconi, nominati dagli Apostoli. Ma proprio questa sua fervente attività religiosa attirò l’attenzione del Sinedrio, organo giudiziario, che l’accusò di professare blasfemia contro Mosè e Dio. Quando si trovò dinanzi i suoi concittadini spiegò le proprie azioni con un discorso che risulta essere il più lungo degli “Atti degli Apostoli”, ma in risposta fu trascinato all’esterno del Tempio, non distante dalla Porta di Damasco. Una volta fuori fu colpito incessantemente dalle pietre che il popolo gli scagliò contro. All’esecuzione assistette anche un certo Saulo che sarebbe poi passato alla storia coma Paolo di Tarso o semplicemente san Paolo. Alla fine della lapidazione il corpo di santo Stefano fu sotterrato da alcuni seguaci che impedirono a bestie e insetti di cibarsi del corpo del pio uomo. Alla morte del primo martire, che avvenne nel 36 d. C., seguì una forte persecuzione nei confronti dei cristiani che da quel momento si trasformarono in missionari itineranti.
Dopo quattro secoli, nel 415 d. C., il corpo del santo, sepolto a nord di Gerusalemme, fu ritrovato dal sacerdote Luciano di Kefar-Gamba. Il religioso arrivò alla tomba dopo che aveva ricevuto in sogno la visita di un uomo in abiti liturgici, con una lunga barba bianca e con in mano una bacchetta d’oro. Il pio anziano gli aveva detto di essere dispiaciuto poiché lui e i suoi compagni erano stati seppelliti senza onore. Per compagni, santo Stefano, intendeva san Nicodemo e san Abiba, che furono ritrovati nella tomba con il protomartire. Una volta ritrovato il suo corpo fu portato nella chiesa di Sion, a Gerusalemme, e nel 460 d. C. fu trasferito nella basilica che l’imperatrice Eudocia fece erigere in suo onore proprio nel luogo in cui sarebbe avvenuto il martirio. Nei vari spostamenti molte reliquie furono perse e portate in diverse città del mondo tra cui anche Napoli. Nel monastero di santa Chiara è infatti custodito il sangue del martire che solitamente si liquefaceva il tre giugno e il venticinque dicembre. Così, come le reliquie, si è diffuso anche il culto del Santo che ha portato la Chiesa a individuare una data in cui lodarlo: il 26 dicembre.
Ma perché santo Stefano si festeggia il giorno dopo Natale? Nelle giornate successive alla nascita di Gesù furono poste le celebrazioni dei “comites Christi”, cioè di coloro che era stati temporalmente più vicini al figlio di Dio e per primi ne avevano reso testimonianza con il martirio. Quindi il 26 dicembre fu dedicato a santo Stefano, il 27 a san Giovanni Evangelista, il 28 agli Innocenti, cioè i bambini uccisi da Erode, e nel passato il 28 era dedicato ai santissimi Pietro e Paolo.