Nel corso della storia la Luna ha suscitato l’interesse di numerosi intellettuali, scrittori e scienziati. Diverse sono state le teorie formulate nel tempo. In antichità si pensava infatti che la Luna fosse un pianeta, una sfera liscia, senza crateri, ricca di oceani e acqua o che avesse un’atmosfera respirabile proprio come la Terra. La curiosità di visitare un posto così misterioso ha fatto in modo, a partire dall’Ottocento, di poter immaginare i primi viaggi su di essa.
Era il 1833, quando a Napoli Ernesto Capocci, principe di Belmonte, dirigeva l’osservatorio di Capodimonte. Qualche decennio dopo, precisamente nel 1857, quest’ultimo scrisse un libro intitolato “Viaggio alla Luna – Anno 2057: la prima donna nello spazio”, una sorta di lettera racconto che, profetizzando il viaggio sul satellite, narra l’avventura di Urania e dei primi uomini sulla Luna. Un’opera che andò dispersa e di cui una copia è stata trovata soltanto per caso nella Biblioteca nazionale di Bari. E’ leggendola che molti riferimenti richiamano alla mente il famoso romanzo di Jules Verne “Dalla Terra alla Luna”, pubblicato 8 anni dopo al libro di Capocci.
Un cannone collocato nelle profondità di un vulcano spento per proiettare la navicella verso la Luna, astronauti eterizzati, una capsula leggera, elastica, veloce e con lastre di cristallo sono solo alcuni dei particolari che si leggono nell’opera di Capocci. Quest’ultimo, ricorda il Corriere del Mezzogiorno, era grande amico di François Arago, astronomo dell’Osservatorio nazionale francese. Arago e il fratello a loro volta erano amici di Verne, e non è escluso dunque che siano stati proprio loro a fargli conoscere il libro di Capocci: “L’astronomo francese – racconta Massimo Della Valle, direttore dell’osservatorio di Capodimonte – era certamente a conoscenza del libro dell’amico napoletano e non è difficile immaginare che ne abbia parlato con Verne. Non esistono finora prove che il grande romanziere della fantascienza ne abbia poi tenuto conto nell’ideazione della sua celebre opera, ma non si può certo escludere data la stretta coincidenza di alcune idee”.
Dopo secoli Ernesto Capocci è stato riconosciuto come uno dei primi autori della fantascienza italiana ed è per questo che il suo libro è stato ristampato da LB Edizioni di Bari.