E’ consueto a Napoli usare l’ espressione dialettica “se so’ rotte ‘e giarretelle”, oppure “Rumpimmo ‘e giarretelle”. Questa locuzione, popolarmente conosciuta, indica la rottura di un’amicizia, di un legame intimo e affettivo. Ma qual è la metafora che lega la rottura relazionale alle giarettelle?
Letteralmente Se so’ rotte ‘e giarretelle significa “si sono infrante le chicchere”, ossia si sono rotte le piccole brocche, quelle normalmente adoperate, un tempo, nelle case napoletane. Giarretella è un sostantivo femminile singolare che deriva da Giarra (con etimo dall’arabo ğarra, passato nello spagnolo e provenzale jarra e nel francese jarre), la quale, solitamente di terracotta o vetro, veniva usata per la conservazione del vino e di altre bevande.
Pertanto, la giarretella indica una piccola brocca, giara o chicchera, che alla stregua della prima era fatta con materiali poveri (vetro, terracotta e simili), ma che, tuttavia, veniva adoperata per altri fini: era solito, infatti, servire in questi recipienti bevande agli amici o ai familiari. E non solo bevande, anche alcuni dolci, come il gelato, venivano messi nelle giarretelle. Con gli amici o i parenti prossimi non vi era la necessità di presentare il servizio buono, come quello di cristallo o l’argenteria, ammesso che si possedessero. Oggetti umili potevano tranquillamente essere adoperati grazie al legame intimo e confidenziale che, nel tempo, si era instaurato.
Da qui l’usanza di usare metaforicamente la rottura della giarretella per indicare la rottura dell’amicizia. L’oggetto in questione è divenuto simbolo del legame. Da sempre, in effetti, la creatività popolare ha elaborato metafore e arrangiamenti linguistici che nascondono reconditi significati, rimandando a cultura, tradizione e modi di fare, peculiari della nostra storia.