Cultura

Accademia delle Belle Arti di Napoli: il sogno di Carlo III di Borbone

Abbiamo spesso parlato di quanto Carlo III di Borbone sia stato un sovrano illuminato del Regno delle Due Sicilie e di quanti tesori artistici abbia regalato a Napoli durante il suo regno, primo fra tutti il teatro San Carlo. Il sogno del re era un vero e proprio polo culturale per l’intera città, un nucleo urbano che riuscisse a raccogliere ogni forma d’arte. E’ da questo desiderio che prese vita l’Accademia delle Belle Arti di Napoli.

L’istituzione fu ufficialmente inaugurata nel 1752, col nome di “Reali Accademie del disegno e del nudo”, nel complesso conventuale di San Giovanni delle Monache. Più di un secolo dopo, nel 1864, la sede divenne il Regio Palazzo degli Studi, la struttura che oggi ospita il Museo Archeologico Nazionale. Infine, l’accademia arrivò nelle struttura attuale di via Santa Maria di Costantinopoli realizzando il sogno artistico di Carlo III. L’istituzione sorge, infatti, nella stessa zona del Museo Archeologico, del Teatro Bellini, del Conservatorio e di Port’Alba creando naturalmente il polo artistico che il sovrano aveva immaginato per la capitale del Regno.

Tuttavia, l’accademia fu profondamente segnata dal regime fascista e dalla guerra: i bombardamenti danneggiarono l’intera struttura e, anche dopo il restauro e la riapertura, l’istituzione era ancora fortemente influenzata dalla riforma scolastica Gentile, particolarmente invisa nell’Italia appena uscita dalla dittatura. Così, con i moti sessantottini, la scuola venne chiusa per quasi un ventennio. Fu solo negli anni ottanta che ritornò in funzione come punto cardine e motore pulsante dell’intera produzione artistica del Meridione.

Galleria Accademia delle Belle Arti

La maggior parte degli artisti del Sud Italia ha frequentato l’accademia napoletana ed i busti che adornano la facciata principale dell’edificio ne raffigurano gli esponenti principali. All’interno, invece, è custodita una Galleria di inestimabile valore che comprende opere che vanno dal ‘500 al ‘900. La maggior parte di queste opere è stata raccolta e collezionata a scopo educativo, di modo che gli aspiranti artisti avessero esempi eccelsi sempre a portata di mano, dai quali imparare ed attingere ispirazione. La collezione, inoltre, conta 227 opere donate nel 1897 dal pittore napoletano Filippo Palizzi. Un patrimonio inestimabile che riesce a racchiudere in se l’intera storia dell’arte napoletana e meridionale.