Ebbe tra i primari Giuseppe Moscati, uno dei più importanti dottori napoletani. Ma non fu solo merito del cosiddetto “medico dei poveri” se l’Ospedale degli Incurabili è stato uno dei principali nosocomi di tutto il Meridione al punto da essere identificato come “ospedale del Reame”.
La sua storia inizia molti anni prima. Fu costruito nel 1522 da Maria Laurenzia Longo, nobildonna spagnola arrivata a Napoli dalla Catalogna insieme con il marito giurista Giovanni Longo, reggente del Consiglio Collaterale di Napoli. Quando il coniuge morì, Maria aveva poco più di quarant’anni, eppure aveva una forte paralisi che le impediva di camminare. Si racconta che la nobildonna pregando la Madonna affermò che se fosse guarita avrebbe dedicato la sua vita agli infermi. Dopo poco Maria guarì e iniziò a fare volontariato presso i diversi ospedali napoletani. Non contenta dei servizi resi decise di fare di più. Accettando il consiglio del sacerdote Gaetano da Thiene, fondatore della Congregazione dei chierici regolari detta dei Teatini, decise di costruire un ospedale. Acquistò così alcune terre nella zona di sant’Aniello, lì dove l’aria era ritenuta più salubre, e fece edificare il Santa Maria del Popolo degli Incurabili. Con il passare del tempo la nobildonna riuscì ad ampliare il complesso grazie alle donazioni di illustri benefattori. Fece costruire anche un monastero per le donne che volevano redimersi e un convento per le religiose dedite alla vita di clausura. In particolare fondò, insieme con Maria Ayerba d’Aragona, duchessa di Termoli, l’ordine delle Trentatré o delle cappuccinelle. Fu proprio in questo convento che Maria si ritirò fino alla sua morte.
Ma perché il cosiddetto ospedale degli Incurabili fu così importante? Con questo complesso rappresenta un grande primato di Napoli, nacque il primo edificio destinato a tutti i malati che, con cure gratuite, ricoveri e ricerca scientifica, si cercava di salvare. Furono chiamati a esercitare in questo ospedale tutti i più importanti medici del Regno che tenevano, all’interno dell’anfiteatro, lezioni di anatomia durante le quali mostravano come eseguire operazioni chirurgiche su cadaveri. Il complesso era diviso in reparti (chirurgia, urologia, ostetricia e altri), possedeva una propria biblioteca e pubblicava una rivista scientifica. La scuola per futuri medici era particolarmente severa e ispirò i modelli dei moderni colleges inglesi. Gli insegnamenti si basavano sulla libertà e sull’autonomia delle scelte professionali. A completare il complesso, nel Settecento, si aggiunse anche il Collegio Medico Cerusico di cui furono clinici Domenico Cirillo e Domenico Cotugno. Con quest’ultimo si diffuse, in particolare, l’idea moderna di ospedale in cui non si va più a morire ma per guarire e trovare sollievo dalla malattia.
Fonti: Agnese Palumbo, “101 donne che hanno fatto grande Napoli”, Roma, Newton Compton, 2010
Camillo Albanese, “Le curiosità di Napoli”, Roma, Newton Compton, 2007