Mozart a Napoli: “Con un’opera qui ci si fa più onore che cento concerti in Germania”
Apr 16, 2016 - Germana Squillace
Il Settecento è stato uno dei secoli più importanti che Napoli abbia mai vissuto. Con l’ascesa al potere di Carlo di Borbone, Napoli, la capitale borbonica, accolse alcuni tra i più importanti architetti e artisti dell’epoca. E fu proprio in questo secolo che la città partenopea diventò una delle più apprezzate per i talenti musicali che sfornava e adottava, come Nicolò Porpora, Alessandro Scarlatti e Wolfgang Amadeus Mozart.
In questo contesto Leopold Mozart capì ben presto che sarebbe stato fondamentale per il figlio quattordicenne Johannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus entrare in contatto con illustri personaggi in un ambiente così raffinato e acculturato. “Andremo a Napoli; – scrive Leopold a sua moglie – questo luogo è così importante che, se una scrittura dell’opera non ci richiamerà a Milano, potrebbe facilmente capitare un’occasione che ci trattenga qui tutto il prossimo inverno”.
I Mozart a Napoli
I Mozart arrivarono in città nel 1770 grazie all’intervento del cardinale romano Pallavicini che, tramite amicizie, riuscì a far presentare padre e figlio al ministro e consigliere del re, Bernardo Tanucci. Il giovane Mozart aveva così in massima ammirazione la capitale partenopea che avrebbe scritto: “Quando avrò composto un’opera per Napoli mi si ricercherà ovunque: con un’opera a Napoli ci si fa più onore e credito che non dando cento concerti in Germania“.
Nonostante il grande incontro, Wolfgang non riuscì però ad esibirsi dinanzi al sovrano che intravide soltanto nella cappella palatina della Reggia di Portici. Probabilmente, all’epoca, il giovane austriaco non era ritenuto all’altezza di suonare dinanzi a un Re poiché era percepito ancora come un intrattenitore destinato ad un pubblico medio. Nonostante questo, l’enfant prodige ne approfittò per studiare alcuni importanti compositori campani. L’incontro con la produzione musicale napoletana avvenne con le opere di Jommelli, Cafaro e de Majo, come spiega lo stesso Mozart: “Il 30 cominceranno le rappresentazioni dell’opera che ha composto Jommelli […] Cafaro comporrà la seconda opera, la terza Cicio de Majo”.
Proprio in casa di Jommelli, Wolfgang conobbe l’impresario Amadori che, dopo averlo ascoltato, gli commissionò un lavoro, mai realizzato, per il Real Teatro di San Carlo. Ma, fra tutti, l’artista che il giovane austriaco apprezzò di più fu Giovanni Paisiello. Rimase a tal punto colpito dal suo “Barbiere di Siviglia” che volle metterlo in musica componendo “Le Nozze di Figaro”. Frequentando il Teatro Nuovo e il Teatro dei Fiorentini, Mozart, inoltre, ebbe modo di conoscere la culla dell’opera buffa.
Il soggiorno napoletano del giovane quattordicenne è documentato soprattutto da alcune lettere che il musicista scrisse alla madre e alla sorella Marie Anne, che lui chiamava amorevolmente Nannerl. Lettere nelle quali Mozart si diverte ad usare termini francofoni e italiani, come era in uso tra gli intellettuali del Settecento. Un’altra testimonianza che attesta la presenza del giovane a Napoli è un dipinto realizzato da Pietro Fabris, pittore napoletano al servizio di Lord Hamilton per il quale realizzò numerose illustrazioni destinate ad un trattato sui vulcani del Regno delle Due Sicilie. L’opera, conservata oggi alla Scottish National Portrait Gallery di Edimburgo, ritrae il salone dell’appartamento napoletano di Lord Fortrose nel quale si esibisce un gruppo di musicisti tra i quali il violinista Gaetano Pugnani.
Mozart rimase a Napoli solo una quarantina di giorni, eppure fu grazie a questo soggiorno, agli incontri che fece e alle opere che ebbe modo di ascoltare qui, che affinò il suo orecchio musicale scrivendo alcune delle opere classiche più belle di tutti i tempi.
Fonti
Pasquale Scialò, “Storie di musiche”, Napoli, Guida, 2010
Pasquale Scialò, “Mozart a Napoli”, Napoli, Guida, 1991
Sara D’Urso, “Il turismo musicale”, Milano, Giuffrè editore, 2009