Cultura

Palazzo San Giacomo: cosa c’era prima del Municipio?

Palazzo San Giacomo, attualmente, è conosciuto semplicemente come Municipio della città di Napoli. Il ruolo di centro politico, però, è stato assunto solo nel 1816: prima l’intera area aveva tutta un’altra connotazione. Al posto del colossale palazzo sorgeva l’Ospedale di San Giacomo, santo protettore degli spagnoli. La struttura, istituita nel 1534 dal viceré Don Pedro de Toledo, serviva, infatti, a curare i numerosissimi soldati iberici che arrivavano a Napoli, fornendo loro assistenza sanitaria gratuita come quella della madrepatria.

Nel 1540, il viceré decise di affiancare l’ospedale con la Pontificia Reale Basilica di San Giacomo. La costruzione dll’opera fu affidata all’architetto Ferdinando Manlio, lo stesso che curò la realizzazione di Castel Capuano, ed ancora oggi la basilica è uno degli esempi più rilevanti dell’arte e dell’architettura napoletana di epoca vicereale. Al suo interno conserva numerose sepolture di nobili e possidenti del tempo, fra i quali spicca il sarcofago dello stesso don Pedro. Come abbiamo detto, nel 1816 l’intero complesso cambiò aspetto e destinazione. Ferdinando I, appena ritornato al trono dopo le guerre napoleoniche, decise di riunire tutti i ministeri del Regno di Napoli in una sola, imponente struttura.

Palazzo San Giacomo, progetto

L’edificazione della struttura fu affidata agli architetti Vincenzo Buonocore, Antonio De Simone e Stefano Gasse, ma problemi finanziari e burocratici ne ritardarono la realizzazione fino al 1825. Palazzo San Giacomo fu costruito in modo tale da non sostituire l’antica Basilica che, ancora oggi, può essere ammirata al suo interno, protetta e coperta dai tre piani del Municipio. Fra le due rampe di scale principali dell’edificio, nell’atrio d’ingresso, è possibile ammirare un piedistallo che regge un’antica testa di marmo risaletente all’epoca greca, da sempre considerata l’immagine della sirena Partenope, alla quale, però, manca il naso. L’incidente è una testimonianza della rivolta di Masaniello, quando il popolo entrò nell’antica struttura e, per sfregio, ruppe il naso al cimelio. Va detto anche che l’interno del Palazzo conservava due preziose statue di Ferdinando I e Francesco I, ma, dopo l’occupazione torinese, furono distrutte e sostituite con figure allegoriche.