Dopo quasi due mesi di assenza è tornato a Napoli il quadro più prezioso e caratterizzante del Museo di Capodimonte. Stiamo parlando della della Flagellazione di Caravaggio, che era partito nel febbraio scorso alla volta della Villa Reale di Monza. Non avevamo, ovviamente, alcun dubbio sul fatto che sarebbe stato restituito, dunque in sé e per sé non è una notizia, tuttavia dobbiamo ripetere che quel quadro da Capodimonte non sarebbe proprio dovuto uscire.
Secondo le disposizioni di legge, come ci insegna lo storico dell’arte Tomaso Montanari, “non possono comunque uscire
i beni che costituiscono il fondo principale di una determinata ed organica
sezione di un museo: e non c’è dubbio che questo sia il caso della Flagellazione, che per quanto proprietà del Fondo Edifici di Culto è indubbiamente parte del fondo principale di Capodimonte”. Fa bene ripetere, inoltre, che non è nostra intenzione fermare il dialogo e lo scambio di quadri con altri musei, che siano italiani o stranieri, purché sia reciproco e non coinvolga i pezzi più importanti di una collezione, altrimenti si finisce per svilirla.
Nel frattempo, durante il tanto sventolato pienone di turisti in occasione del periodo di Pasqua, molti turisti sono rimasti delusi in quanto, venuti a Napoli per ammirare le tre tele di Caravaggio presenti in città, ne hanno viste solamente due. Pressoché tutti i visitatori si ponevano la solita domanda: “Perché il Museo di Capodimonte ha prestato il suo quadro più importante?”. La risposta, che non arriverà, dovrebbe fornircela chi di dovere.
Voi intanto fate questo esercizio di immaginazione, quello che vi avevo proposto nel darvi l’infausta notizia della momentanea dipartita della Flagellazione: quale sarebbe la vostra reazione se andaste al Louvre di Parigi e scopriste che la Gioconda non c’è, poiché prestata per quasi due mesi a un museo, ben meno prestigioso e ricco, che si trova a centinaia di chilometri dalla capitale francese?