La Fontana del Gigante o dell’Immacolatella. Perché si chiama così?


Commissionata dal Vicerè don Antonio Alvares di Toledo duca d’Alba a Pietro Bernini e Michelangelo Naccherino, la Fontana del Gigante è divenuta nel tempo una delle più famose fontane monumentali di Napoli.

Sebbene sia oggi posizionata lungo via Partenope, a breve distanza da Castel dell’Ovo, alcuni dipinti settecenteschi, tra i quali uno di Gaspar Van Wittel conservato nel Palazzo Zevallos a Via Toledo, testimoniano che la sua prima collocazione fosse nella odierna Piazza Plebiscito. La fontana, infatti, trae la propria denominazione dal fatto che proprio nel luogo della sua prima ubicazione vi fosse collocata, fino al 1807, la statua del Gigante assemblata nel 1670.

Una seconda denominazione le fu assegnata in seguito al 1815, anno in cui fu rimossa da Piazza Plebiscito a causa dei lavori di sistemazione della salita del Gigante e fu spostata verso il molo, di fronte alla costruzione dell’Immacolatella realizzata da Domenico Antonio Vaccaro. Da quel momento, infatti, la fontana è anche nota come “Fontana dell’Immacolatella“. Ancora una volta, però, la necessità di eseguire alcuni lavori di ampliamento ne determinarono la rimozione.

Una scelta da molti considerata infelice la condusse, poco dopo, nella Villa del Popolo dove, tuttavia, non le giungeva più acqua. Infine, nel 1905, dopo decenni di continui spostamenti, il Comune decise di trasportarla definitivamente nell’attuale collocazione, a poca distanza da Castel dell’Ovo.

La fontana si articola mediante tre archi a tutto sesto, sorretti da quattro pilastri, che si innalzano dal basamento. Sotto l’arco centrale, più alto e più largo rispetto a quelli laterali, una piccola vasca è sorretta da due animali marini, sebbene in origine si trattasse di due sirene. Gli archi laterali ospitano, invece, le statue di due divinità fluviali che stringono tra le mani mostri marini dai quali sgorga l’acqua per la vasca sottostante. Ad ogni pilastro è addossata una colonna mentre alle estremità della struttura due cariatidi reggono una cornucopia. In alto, sopra ogni arco, sono collocati gli stemmi del vicerè e della città e, al centro, quello del re sorretto da due putti.


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