La celebre Farmacia degli Incurabili è stata per diversi secoli un punto di riferimento per il commercio dei medicinali di tutto il Sud Italia. Era qui che si realizzavano alcuni dei farmaci più ambiti, capaci di salvare la vita a nobili e popolani. Fra i medicinali prodotti a Napoli vi era la leggendaria Teriaca, bevanda sacra che, tra scienza e magia, sembrava trarre origine direttamente dall’elisir di lunga vita.
Nacque in Asia Minore, intorno al I secolo a. C., per volere di Mitride il Grande, ossessionato dalla paura di essere avvelenato. Il sovrano chiese al medico di corte, Crautea, di realizzare un farmaco capace di neutralizzare qualsivoglia forma di veleno. L’antidoto fu così chiamato Mitridatium. Con la vittoria di Pompeo presso l’Eufrate, il potente medicinale arrivò anche nel mondo occidentale. In particolare Nerone fu tra gli imperatori maggiormente affascinati dalle proprietà miracolose di questo farmaco, al punto da ordinare al medico Andromaco il Vecchio di perfezionare la ricetta per rendere il possessore un dio immortale. Il saggio aggiunse, così, al potente miscuglio la carne di vipera. La nuova versione ebbe un tale successo che il medicinale si diffuse con il nome di Theriaca di Andromaco. L’elisir fu poi perfezionato anche dal medico di Traiano, Critone, e da Galeno che lo realizzò con più di sessanta ingredienti.
Ma di che cosa era fatta la Teriaca? Carne di vipera femmina, catturata dopo il letargo invernale e proveniente dai Colli Euganei; oppio, originario di Tebe; cinnamomo, rabarbaro, mirra, balsamo orientale, gomma arabica, castoro, calcite e tanto altro ancora a seconda dei tempi e dei medici. Questa ricetta era in grado di far guarire da veleni, febbre, emicrania, pazzia, dissenteria, obesità e poteva essere utilizzato, all’occorrenza, anche come viagra. Il farmaco poteva essere sciolto nel vino, nel miele o nell’acqua. Il preparato poteva essere utilizzato per più di trent’anni, senza scadere mai.
Napoli fu, insieme a Venezia, tra le principali produttrici di Teriaca. Fino al XII secolo fu preparata da medici. Dopo l’Ordinanza Medicinale di Federico II di Svevia fu realizzata solo da speziali. Particolare diffusione si ebbe nel XVIII secolo quando Ferdinando IV di Borbone ne affidò la creazione alla Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere, obbligando tutti gli speziali del tempo ad acquistarne almeno mezza libbra l’anno. All’inizio dell’Ottocento la produzione di Teriaca fu affidata, invece, al Real Istituto di Incoraggiamento alle Scienze Naturali di Napoli. Durante questi secoli furono diversi i libri dedicati al farmaco miracoloso. Uno dei più noti fu “Della Theriaca et del Mithridato libri due”, scritto nel 1572 dal medico e alchimista Bartolomeo Maranta. Ma per capire, fino in fondo, l’importanza che questo rimedio ebbe a Napoli basti pensare che fu citato anche all’interno di una delle canzoni più celebri di tutti i tempi: ‘O Guarracino.
“Cinquanta muorte e duicient’ ferite
E n’ati vinte ‘mpericule ‘e vita
E ‘ll’autri jettero add’ò speziale
A piglià l’Acqua Turriacale”.
Facile capire a cosa “l’Acqua Turriacale” potesse equivalere.
Fonti: Agnese Palumbo, Maurizio Ponticello, “Misteri, segreti e storie insolite di Napoli”, Roma, Newton Compton, 2012
Antonio Emanuele Piedimonte, “I segreti dell’Alchimia e la Teriaca, farmaco con carne di vipera e oppio”, Corriere del Mezzogiorno, 18 febbraio 2015