Nella parte sud del quartiere San Ferdinando vi è la collina di Pizzofalcone, più comunemente nota col nome di Monte di Dio. Si tratta di una zona di Napoli situata tra il borgo Santa Lucia, il Chiatamone e Chiaia che, sebbene non troppo estesa, conserva ancora oggi importanti luoghi di interesse storico-artistici.
Fu proprio la collina di Pizzofalcone, nella seconda metà dell’VIII secolo, a costituire uno dei confini dell’antica Parthenope, che si estendeva tra la suddetta e l’isolotto di Megaride.
Il nome “Pizzofalcone” risale a un’epoca in cui la collina ancora non apparteneva al tessuto urbano e fu destinata dall’allora Re di Napoli, Carlo I D’Angiò, alla caccia del falcone. A tal scopo, il sovrano fece costruire sulla collina una falconiera destinata proprio alla real caccia. Se il nome “Pizzofalcone” risale dunque alla metà del Duecento, molto più tarda è la seconda denominazione di tale zona. Il nome “Monte di Dio” deriva, infatti, dall’omonima chiesa con convento fondata proprio in questa zona nel XVI secolo.
La collina di Pizzofalcone ha una lunga storia che inizia in epoca romana, quando la sua area faceva parte della Villa di Licinio Lucullo, i cui resti sono ancora oggi visibili nel sito archeologico di Monte Echia, e che continua ben oltre la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, quando la collina fu occupata da un’importante comunità di monaci basiliani che nel VII secolo adottarono la regola di San Benedetto.
Molti secoli più tardi, ed esattamente nel 1442, in seguito all’assedio di Napoli ad opera di Alfonso V d’Aragona, la zona di Pizzofalcone, all’epoca ancora fuori dalle mura cittadine, vide la costruzione di un bastione, chiamato fortelicio di Pizzofalcone, poi rimasto a protezione della città.
Tuttavia, nonostante la sua lunga storia, è solo nei primi anni del 1500 che ha inizio la vera urbanizzazione della zona della collina di Pizzofalcone con l’acquisto da parte del conte di Santa Severina, Andrea Carafa della Spina, di alcuni terreni del monastero dei Santi Pietro e Sebastiano da destinare all’edificazione della propria villa personale.
Si deve al viceré Don Pedro de Toledo l’ampliamento cinquecentesco che per la prima volta inglobò all’interno delle mura il Monte Echia e dunque la collina di Pizzofalcone. Fu così che il luogo di caccia voluto da Carlo I d’Angiò fu demolito per far posto ad un carcere, poi convertito in stabilimento militare, che nel XIX secolo era occupato dai Granatieri della Guardia Reale.
Sempre qui, sulla collina di Pizzofalcone, fu spostato dalla sua originaria collocazione il Reale Officio Topografico che si occupava di costruire le carte topografiche, geografiche e idrografiche del Regno delle Due Sicilie.