Abbiamo visto spesso come la vita degli antichi Romani, i loro usi e costumi, non sono poi così diversi dai nostri e questo vale anche per gli edifici.
Sia Ercolano che Pompei ci hanno restituito tantissimi esempi di domus, talvolta anche quasi intatte, che ci hanno permesso di ricostruire una “giornata tipo” di un antico romano.
Non di rado le domus venivano decorate al proprio interno con giochi architettonici; tra i più belli ci sono senza dubbio i ninfei.
I ninfei sono degli edifici di diverse forme, rettangolari, ellittiche o circolari caratterizzati da un prospetto architettonico con nicchie che contenevano all’interno delle fontane.
Oggi diremmo che sono delle fontane monumentali, di quelle che possiamo trovare nei parchi, nelle regge, quasi mai in semplici abitazioni, eppure i romani più ricchi non si sprecavano quando dovevano arredare le proprie case.
Il ninfeo non ha origini romane ma greche; è attestato per la prima volta a partire dal IV secolo a.C. in un santuario dell’isola di Delo. Quello greco aveva perlopiù funzione religiosa che si perde con quello dei Romani che lo fanno diventare un luogo dove convogliare le acque.
A partire poi dall’età repubblicana, nelle ville del Lazio e della Campania, progressivamente le fontane e i ninfei entrano a far parte di un ampio programma decorativo volto ad abbellire i giardini.
Infatti ciò che caratterizza i ninfei romani è l’apparato decorativo che è allo stesso tempo funzionale ma anche simbolico.
Tre sono gli elementi fissi inalterabili: i ciottoli, le conchiglie e i mosaici.
Un esempio molto bello è quello che troviamo all’interno della Casa di Nettuno e Anfitrite negli scavi archeologici di Ercolano.
La Casa prende il nome dal mosaico che si trova all’interno e raffigura, appunto, le due divinità, Nettuno e Anfitrite.
All’interno dell’ambiente 10 troviamo il giardino-ninfeo che sviluppa sulla parete orientale una pittura che ci dà l’illusione di annullare la muratura e al cui centro troviamo il famoso mosaico che raffigura le due divinità.
Dietro il triclinio troviamo una fontana monumentale che nasconde il serbatoio idrico della fontanella triclinare.
La facciata del ninfeo è decorata da un mosaico con motivi vegetali policromi su fondo blu e con scene di caccia dove pavoni e cervi sono inseguiti da cani e presenta tre nicchie: due sono occupate da colonnine di marmo usate come portalampade mentre quella centrale accoglieva forse una solo decorativa.
Il ninfeo, infatti, rispetto al tipo architettonico classico, presenta una struttura senza giochi d’acqua propri dei ninfei romani. La struttura poi termina con maschere teatrali.
Fonti:
F. Pesando – M. P. Guidobaldi, “Pompei, Oplontis, Ercolano, Stabiae”, 2006
D. Camardo – M. Notomista, Il “Ninfeo” della Casa di Nettuno ed Anfitrite di Ercolano (V, 7-6). Nuovi dati archeologici dai recenti lavori di restauro, in Vesuviana, 4, 2013, pp. 157-198.
Enciclopedia Treccani