‘O mpagliasegge”: l’antico mestiere scomparso che ispirò Salvatore di Giacomo
Ott 23, 2016 - Andrea Chiara Grillo
Napoli è la città dai mille colori ma anche la città dai mille ed originali mestieri.
Tanti e vari sono i lavori artigianali che nei decenni hanno animato il capoluogo partenopeo, molti dei quali ormai scomparsi o miracolosamente sopravvissuti grazie ad un passaparola tramandatosi di padre in figlio. Un’antica professione che merita una particolare attenzione è quella praticata dai seggiolari o ‘mpagliasegge.
I seggiolari, mestiere principalmente svolto da donne, erano coloro che producevano sedie di tutti i tipi e dimensioni intrecciando fili di paglia sottile su un telaio di legno con spalliera. Tra gli strumenti adoperati da questi stravaganti artigiani vi erano naturalmente i fili di paglia, gli spruoccoli, traverse in legno necessarie per stendere e intrecciare i fili, un coltello affilato per tagliarli e una stecca per favorire l’intreccio.
Tanto celebre fu quest’arte da essere menzionata in una famosa canzone del poeta napoletano Salvatore di Giacomo, ‘O Vascio, che racconta la storia di una mpagliasegge che viveva, come suggerisce il titolo stesso, in un basso con il marito, il quale svolgeva la professione di Maestro d’Ascia, l’attuale falegname. Nonostante le umili e modeste origini, questa coppia aveva avuto la fortuna di dare alla luce una figlia ch’ è na vera meraviglia.
Ma non finisce qui: tra le strade strette della città passeggiavano anche gli mpagliasegge ambulanti, il cui compito era quello di riparare le sedie di paglia rotte o usurate.
Seppur attualmente la maggior parte delle sedie vengono prodotte a macchina con fili sintetici o ancor peggio sostituite con quelle in plastica, resistono ancora poche e rare botteghe dove viene praticata questa originale e minuziosa arte.