Il I Circolo Didattico di Ercolano, ovvero la scuola elementare “Giulio Rodinò”, nasce nel 1916 e risulta essere la scuola più antica del comune di Ercolano. Ha da sempre rappresentato un punto di riferimento culturale, pedagogico e politico per la crescita della popolazione ercolanese.
È situata in via IV Novembre 43, nel centro storico di Ercolano, in una zona che abbraccia la vita quotidiana degli ercolanesi, come il mercato di Pugliano e quello di Resina. Proprio in quelle strade di Ercolano i ragazzini, però, sono costantemente messi alla prova dalle “cattive compagnie”, anche perchè la zona non offre degli svaghi a questi ragazzi: non vi è un vero e proprio spazio verde, né una palestra pubblica, non c’è un cinema. Gli unici punti di aggregazione sono appunto la scuola, l’oratorio, la strada, il bar, il circolo ricreativo.
La scuola, dunque, nel suo piccolo, cerca di indirizzare i ragazzi verso un futuro migliore, trovandosi ogni giorno ad affrontare importanti problematiche sociali e familiari.
Vi sono però anche dei punti di forza del luogo in cui è situata la scuola come il MAV, gli scavi archeologici e le ville vesuviane del Miglio D’Oro a pochi passi.
Conosciamo meglio la storia dell’uomo a cui è stata dedicata questa importante scuola: Giulio Rodinò.
Giulio Rodinò nasce a Napoli nel 1875; il padre fu Gianfrancesco, marchese di Sangenito, la madre Giuseppina Sanseverino; proveniva da una famiglia di antica aristocrazia legata ad ambienti del movimento cattolico napoletano, infatti il nonno materno, Luigi Sanseverino, principe di Bisognano, era stato tra i promotori dell’Opera dei Congressi, mentre il padre era stato il fondatore, nel 1891, del Circolo Cattolico per gli Interessi di Napoli.
Fin da piccolo, quindi, matura esperienze nell’ambito dei movimenti cattolici ed è per questo che con lui e la sua famiglia si indentifica la maggior parte della storia del movimento cattolico napoletano.
Da militante cattolico a uomo attivo nella politica, il passo fu breve; si laureò in Giurisprudenza nel 1897, dopo aver compiuto studi classici presso i gesuiti al Convitto Pontano alla Conocchia. Iniziò subito la sua attività di avvocatura che affiancò quasi subito alla sua attività politica entrando a far parte del Circolo costituito da suo padre.
Convinto di dover trasformare la militanza cattolica in attività politica e amministrativa, si candida nel consiglio comunale riuscendo ad essere eletto nel 1901 con il sindaco Luigi Miraglia. Durante gli anni di consigliere comunale, a Napoli elaborò e mise in pratica la legge per Napoli, creò la zona franca e il quartiere industriale, riorganizzò i servizi tributari e demografici, completò la rete delle fognature, sviluppò la zona del Vomero e creò l’Istituto delle Case Popolari.
L’inizio della sua attività politica coincise con l’età di Giolitti, dove iniziò a manifestarsi una certa apertura mentale dei cattolici nei confronti del movimento liberale.
Si presentò nel 1903 e nel 1909 alle elezioni politiche riuscendo solo nel 1913 ad essere eletto nella Camera dei Deputati dove restò ininterrottamente fino al 1924.
Fu questore nel 1919 e vicepresidente della Camera nel 1920. Fu promotore in questi primi anni della “secessione aventiniana”. Fu, sempre in quegli anni, uno dei fondatori del Partito Popolare Italiano alla cui direzione furono chiamati Gronchi e Spataro dove il ritiro di don Luigi Sturzo, il quale firmò nel 1919 l’Appello A tutti gli uomini liberi e forti, delineando le linee programmatiche del partito e lasciando lo stesso nel 1923.
Fu anche ministro della Guerra negli anni 1920-21 e ministro della Giustizia negli anni 1921-22.
Di fronte al colpo fascista Rodinò mantenne un atteggiamento cauto e prudente, decidendo di mantenere una posizione indipendente e approvando o contrastando gli atti del governo a seconda della difformità o meno dai principi fondatori del partito.
La rottura poi tra il Partito Popolare e Mussolini, culmina con le dimissioni forzate di Sturzo. Nonostante il partito era minato da tendenze filofasciste che si erano manifestate all’interno, Rodinò crede ancora di poter contrastare il governo Mussolini e così si presentò alle elezioni politiche del 1924 con una lista autonoma. Con la nuova legislatura fu eletto in Campania e nominato vicepresidente della Camera.
Prendendo parte, però, alla secessione parlamentare dell’Aventino nel 1924, si vide, poi, ritirare il mandato nel 1926 e uscì così forzatamente dalla scena politica ritirandosi a vita privata.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, data la sua esperienza politica e la sua fervente politica antifascista, divenne uno dei personaggi di maggiore rilievo della nascente Democrazia Cristiana.
Negli ultimi anni della sua vita fu ministro senza portafoglio del secondo governo Badoglio nel 1944 e vicepresidente del Consiglio dal 1944 al 1945 nel secondo governo Bonomi.
Morì a Roma nel 1946.
A Napoli c’è una piazza intitolata a Giulio Rodinò che si trova tra via dei Mille e via Bisignano, nella cui strada abitava il nonno materno, proprio sul palazzo dove avrebbe vissuto il nonno è stata apposta una lapide che reca le seguenti parole: “Fra queste mura morì come visse Giulio Rodinò. La città di Napoli con materno orgoglio ne tramanda alle generazioni future il nome intemerato, esempio e sintesi di indomita energia, di disciplina morale, di operosa fede”.
Anche Ercolano ha dedicato una targa commemorativa al politico Giulio Rodinò: “A Giulio Rodinò statista insigne che dagli ideali della fede trasse il culto della giustizia, dalla nobiltà di lignaggio l’amore per gli umili, dalle leggi dell’onore la regola di vita. Resina che lo predisse come figlio e ne esaltò il gran cuore consacra oggi nel marmo l’imperituro ricordo”.
Fonti:
Enciclopedia Treccani
Enciclopedia “Gedea”, De Agostini
Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, I protagonisti
“Luigi Sturzo nella storia d’Italia”, Roma 1973
www.rodino.gov.it
catalogo.archividelnovecento.it
www.nobili-napoletani.it
storia.camera.it