Cultura

Stadio Arturo Collana, qui germogliò il seme della liberazione. Ecco chi era

Lo stadio Arturo Collana, situato del quartiere del Vomero nella V municipalità, è il secondo stadio cittadino di Napoli e può ospitare circa 12.000 spettatori. Venne eretto dove un tempo si trovava un’antica masseria in cui venivano coltivati alberi di ciliegio ed albicocco grazie ad una raccolta fondi nel 1925, in piena epoca fascista.

Il regime lo intitolò inizialmente “Stadio XXVIII ottobre”, a voler celebrare la data della marcia su Roma, avvenuta il 28 ottobre del 1922. Poco dopo iniziò ad essere chiamato anche Stadio Littorio.

Il suolo fertile su cui sorse il campo produsse un manto erboso ed un terreno di gioco di primissima qualità, invidiato dai dirigenti delle squadre avversarie che vi si recavano in trasferta. Durante gli anni venti tra le mura del “Littorio” ebbero luogo alcune partite interne della squadra del Napoli Calcio, in particolare nella stagione 1929/1930. Nella stagione 1933/1934 divenne il campo ufficiale per via della chiusura per ristrutturazione del secondo storico stadio del Napoli, l’Ascarelli, in vista dei mondiali di calcio del 1934.

Durante la seconda guerra mondiale il “Littorio” venne utilizzato con sempre meno frequenza e solo nel 1942 le sfide interne della squadra di calcio napoletana vennero ospitate nuovamente al suo interno, dal momento che lo stadio di Rione Luzzatti “Ascarelli”, ribattezzato nel frattempo “Partenopeo”, era stato raso al suolo dai bombardamenti degli alleati nello stesso anno.

Nel settembre del 1943, con l’avvicinarsi della fine del conflitto ed il caos che ne conseguì, l’impianto vomerese fu teatro dell’orrore nazista: venne requisito dalla Wehrmacht ed utilizzato dalle SS come campo di concentramento per i napoletani stessi.

I piani del Terzo Reich erano che da lì i prigionieri sarebbero stati spediti in Germania ma il popolo partenopeo si ribellò all’ennesimo sopruso, si riversò nelle strade ed alzò le barricate che portarono alle celebri Quattro giornate che liberarono finalmente la città di Napoli. Divenuto uno dei luoghi simbolo della Resistenza partenopea, lo stadio non poteva che essere ribattezzato Della Liberazione, scaturita proprio da questo episodio avvenuto nello storico stadio.

Dalla fine della guerra divenne ufficialmente il nuovo stadio della squadra di calcio del Napoli. In realtà, inizialmente il Liberazione doveva solo essere una soluzione provvisoria al problema di trovare “casa” ai partenopei, ma essendo l’unico stadio agibile del territorio ospitò stabilmente le sfide casalinghe per ben 15 anni.

Si susseguirono al suo interno tutti i grandi campioni azzurri di quell’epoca: da Jepson a Amedei fino a Bugatti.
Molto presto, però, il Liberazione si dimostrò inadeguato a svolgere questa funzione avendo una capienza insufficiente ad accogliere i numerosissimi tifosi degli azzurri.

I limiti della struttura si evidenziavano in particolar modo quando il pubblico delle grandi occasioni la affollava improvvisamente. Il punto di non ritorno arrivò durante un Napoli-Juventus del 20 aprile 1958 (vinta 4-3 dai padroni di casa): gli spettatori erano talmente tanti da accalcarsi, in piedi, dinanzi agli spalti giungendo fin a ridosso della linea che delimitava il rettangolo di gioco.

Precedentemente nel 1946 durante un Napoli-Bari al momento del primo goal in azzurro dell’albanese Lushta l’esultanza dei tifosi fu talmente irruenta da causare il crollo di un settore della tribuna. Fortunatamente non ci furono vittime ma ben 114 feriti.

Il disagio non poteva passare inosservato alle istituzioni napoletane che prontamente diedero il via ai lavori di costruzione di un nuovo impianto nel quartiere di Fuorigrotta inaugurato il 6 dicembre 1959 e nominato “Stadio Del Sole”, l’attuale stadio della compagine partenopea poi ribattezzato col nome di “Stadio San Paolo”.

Successivamente il Collana ebbe un restyling totale negli anni sessanta e fu intitolato ad Arturo Collana, giornalista sportivo e socio fondatore nel 1946 del “Gruppo Napoletano Giornalisti Sportivi” poi confluito nell’ “Associazione Stampa Sportiva Italiana” infine ribattezzata definitivamente “Unione Stampa Sportiva Italiana”.

Ad Arturo Collana è stata dedicata una targhetta posta all’interno dell’impianto il 5 dicembre 2015 con una cerimonia a cui erano presenti il sindaco Luigi De Magistris, l’assessore allo sport Ciro Borriello ed il presidente della municipalità del Vomero Mario Coppeto.

Arturo Collana iniziò la sua attività giornalistica nel 1919 scrivendo per la Gazzetta dello Sport, di cui è stato una delle firme di punta per ben 30 anni, prima di passare a dirigere l’edizione napoletana del Corriere dello Sport.
Ha affiancato alla attività di giornalista anche quella di fondatore di associazione sportive, tra cui la Vigor San Giovanni e la Virtus Partenopea, e di organizzatore di eventi sportivi, come i Giochi partenopei ed il Giro della Campania.

Negli anni si è trasformato nel centro polifunzionale che conosciamo tutt’oggi: non solo campo di calcio ma anche piscina, pista di pattinaggio, campo da tennis, pista d’atletica ed il campo da rugby che ha ospitato alcune partite della nazionale italiana. Inoltre al suo interno hanno avuto luogo anche le sfide del basket femminile.
Purtroppo sono note le pessime condizioni in cui riversa attualmente lo stadio Collana ed il triste avvenimento della caduta di calcinacci dalla struttura che ne provocò la chiusura momentanea nel novembre del 2014.

Fonti:
http://www.angelodimarino.it/blog/2015/12/05/lo-stadio-del-vomero-nella-storia-di-napoli-ricordando-collana/
http://www.napolistyle.it/notizia/17651/calcio/foto-vomero-ecco-lo-stadio-collana-negli-anni-20-30-del-secolo-scorso-si-chiamava-littorio-ed-era-stupendo.html