In napoletano poche parole possono essere interpretate in due modi completamente diversi come avviene con il termine “abbuscare”. Molto usato ancora oggi il suo significato è doppio e dipende prevalentemente dal contesto in cui viene usato. “Abbuscare da qualcuno” significa prendere una sonora “mazziata”, una buona dose di schiaffi, ad esempio. Non sempre questa “mazziata” è fisica: una squadra di calcio che perde con un ingente numero di reti ha abbuscato, così come per qualunque altra sonora sconfitta.
In generale, quindi, usato in modo intransitivo, implica subire qualcosa di violento o di negativo. In modo transitivo, invece, significa ottenere, guadagnare qualcosa di positivo. “Abbuscare qualcosa” implica sempre qualcosa di buono: “mi abbusco lo stipendio”. In genere, però, abbuscare si usa quasi sempre quando si ottiene qualcosa con molto sforzo, quando, insomma, c’è una vera e propria ricerca di quel vantaggio.
Questo doppio significato è spiegato proprio dall’etimologia del termine. “Abbuscare” deriva direttamente dallo spagnolo “buscàr”, letteralmente “cercare”. Anche in spagnolo, usato transitivamente “buscar” significa cercare oppure ottenere e guadagnare qualcosa di ambito, mentre intransitivamente significa “cercarsele” e quindi meritare di prendere botte. L’unica differenza fra i due termini, quindi, è il raddoppiamento iniziale che in napoletano avviene spesso per dare maggiore forza e sonorità alle parole.
Comunque il napoletano non è stata l’unica lingua a recepire il termine: anche in molti dialetti italiani, primo fra tutti il fiorentino, possiamo trovare un “buscare” con lo stesso significato. Emblematica la favola di Pinocchio, dove spesso viene ripetuto al burattino toscano che dovrebbe “buscarle” dal troppo paziente Geppetto.