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Nino Taranto: la voce di Napoli che diede l’ultimo addio a Totò

“Questo non è un monologo ma un dialogo con Napoli, la città che conserva la tua voce e che oggi ti ringrazia perché l’hai onorata.”

Queste parole, evidenti citazioni dell’orazione che Nino Taranto tenne in occasione del funerale di Totò, vogliono essere un ricordo per il grande artista che è stato, nel giorno in cui ricorre la sua morte. Come ricordarlo meglio se non con una parte del suo talento?

Sì, perché Nino fin da bambino ha sempre dimostrato di essere estremamente comunicativo, nella sua più genuina semplicità, caratteristica che lo portò da subito ad entrare nel panorama artistico napoletano.

Si distinse ben presto, infatti, nella “Compagnia dei piccoli” di Mimì Maggio, presso il Teatro Partenope a Foria, grazie al suo talento canoro naturale, per poi far parte della Compagnia Cafiero-Fumo in cui si specializzò nel varietà.


Sebbene egli interpretasse parti scritte dal geniale duo di autori Pisano-Cioffi, ciò che rendeva la sua ‘macchietta‘ un vero successo era il suo intuito artistico che elevava le sue esibizioni con personali interpretazioni parodistiche.
L’eleganza del suo personaggio stava, difatti, nel mostrare la vita dell’uomo sempre ambigua, in bilico tra il comico e la tragedia, impersonando un uomo sfortunato, tradito ed ingenuo, il cui marchio di fabbrica era una paglietta tagliuzzata che simboleggiava la sua eccentricità.

Nino Taranto e Totò

Nino Taranto era un artista assai eclettico e riusciva ad individuare il modo con cui comunicare attraverso qualsiasi medium, oltre al teatro anche la radio e la televisione, ma in particolar modo il cinema. Riuscì infatti a distinguersi grazie al ruolo in “Anni Facili” di Luigi Zampa, per cui vinse un Nastro d’Argento, e soprattutto grazie alle collaborazioni con il grande Totò. Nino era dotato, tra le altre cose, di nobile umiltà: lavorando con il Principe, non pretendeva mai l’attenzione su di sé, ma si godeva lo spettacolo del suo ammiratissimo conterraneo, lasciando emergere così anche il suo grande talento che, più che di semplice spalla, rese possibile instaurare un rapporto di grande complicità.

Alla sua morte ci lasciò un’ampia eredità che nessuno poté ignorare. Aveva conquistato l’amore e il rispetto non solo dei napoletani, ma di molti italiani, tant’è vero che tante furono le commemorazioni in suo onore: da Taranto Story, edizione trasmessa della RAI quand’era ancora in vita, alla mostra “Nino Taranto ha 100 anni realizzata nel 2007 dal critico Giulio Baffi, fino al saggio biografico “Nino Taranto. Vita straordinaria di un grande protagonista dello spettacolo italiano del Novecento, scritto dal giornalista e saggista Andrea Jelardi.
A quasi trent’anni dalla sua morte, noi lo ricordiamo così. Grazie Nino.