“Si’ na samenta”: come è nata e cosa significa questa offesa napoletana?


In qualunque tempo, ed in qualunque lingua, le offese peggiori sono sempre state quelle legate in qualche modo alle funzioni biologiche meno eleganti. Così, escrementi e luoghi in cui depositarli sono divenuti metafore ed aggettivi ideali per le peggiori categorie di persone. La lingua napoletana non è differente; in questo, anzi, arricchisce il vocabolario con tante diverse offese di questo tipo. “Samenta” è una di queste.

Partiamo col dire che, per quanto offensivo, è comunque meno volgare del più noto latrina e, quindi, la classica parola napoletana che viene usata per addolcire qualcosa di peggiore. Particolarità è che si tratta di una delle pochissime parole che non cambia desinenza in caso si riferisca ad un uomo o ad una donna, ed in genere questa distinzione viene resa soltanto con l’uso dell’articolo: “nu samenta, na samenta”.

Veniamo ora al significato vero e proprio che, letteralmente, dovrebbe essere quello di sistema fognario, cloaca o gabinetto. Come abbiamo detto, fra le offese di questo tipo è fra le più “delicate”, ma per dare maggiore enfasi e rimarcare il concetto è abitudine continuare con “samenta ‘e mmerda”. Non c’è bisogno di soffermarsi su chi possa ricevere una simile offesa e per quali e quanti motivi. Resta da capire perché a Napoli, e solo qui, “samenta” stia ad indicare proprio le fognature.

Lo studioso Raffaele Bracale trova la risposta nell’isola di Samo, dove un tempo gli abitanti erano famosi per essere abilissimi artigiani di terracotta. Bisogna considerare che in passato i sistemi fognari fossero costruiti proprio in terracotta e, quindi, potevano essere tranquillamente una lavorazione “samens”, per i romani originaria di Samo. Inoltre, nello stesso materiale venivano prodotti vasi da notte ed i wc più antichi.


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