Quando si pensa al moderno teatro in lingua napoletana la figura cui si deve fare riferimento è quella di Eduardo Scarpetta, punto di partenza dell’enorme patrimonio in ambito teatrale e cinematografico che Napoli ha saputo generare dalla metà dell’Ottocento in poi e durante il Novecento: personalità come i fratelli De Filippo, Totò, Raffaele Viviani, Massimo Troisi non sarebbero esistiti senza di lui.
Nato a Napoli il 13 Marzo 1853, Eduardo Scarpetta cominciò a fare le sue prime esperienze sul palco a quindici anni, sia per passione che per necessità, a causa del fatto che il padre, venutosi a trovare in brutte condizioni di salute, non poteva provvedere adeguatamente ai bisogni della famiglia. In tal modo entrò a far parte della compagnia di Antonio Petito, uno dei più celebri e apprezzati Pulcinella di sempre, e nonostante a quel tempo la paga per gli attori fosse misera, tramite la spropositata ambizione e soldo dopo soldo riuscì a rilevare il pressoché ormai fatiscente teatro San Carlino e fondare una compagnia tutta sua.
Cosciente del cambiamento dei tempi e dei gusti del pubblico, che non trovava più divertenti le commedie basate sui soliti “canovacci”, le solite trame, iniziò a scrivere adattamenti molto originali delle commedie leggere francesi e commedie tutte sue, quali la celeberrima Miseria e nobiltà, di cui è famosa l’interpretazione cinematografica degli anni ’50 con Totò, Sophia Loren, Enzo Turco e Dolores Palumbo.
Oltre alle doti comiche e ai meriti artistici, di Eduardo Scarpetta sono note anche le vicende amorose. Sposato con Rosa De Filippo, da questa ebbe tre figli di cui uno solo nato dalla coppia, Vincenzo, mentre Domenico nacque probabilmente da una relazione di Rosa con il re Vittorio Emanuele II e Maria da una relazione di Scarpetta con una maestra di musica. Dal rapporto con Luisa De Filippo, la nipote della moglie, nacquero Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, mentre da Anna De Filippo, sorellastra della moglie, sarebbe nato il poeta Ernesto Murolo, a sua volta padre del cantante Roberto Murolo il quale morì nel 2003 lo stesso giorno in cui nacque il nonno Eduardo Scarpetta. Verosimilmente queste non furono le uniche relazioni con prole del comico, il quale in ogni caso non fece mancare mai i mezzi per la sopravvivenza e l’educazione dei ragazzi, come dimostrato dalla carriera che molti hanno svolto.
Proprio per consentire a Vincenzo di esordire a teatro fu scritta Miseria e nobiltà, in cui interpretò Peppiniello, il personaggio che da lì in poi sarebbe stato il battesimo di scena di tutti gli attori del teatro in lingua napoletana. Una commedia fortunatissima che vede protagonista Felice Sciosciammocca, maschera inventata dallo stesso Scarpetta che in origine rappresentava, come dice il nome, la persona ingenua, lo sciocco credulone che si fa prendere in giro da tutti, lo “scemo del villaggio”, e che conviveva sul palco con Pulcinella. Successivamente però, con la morte di Petito, Felice Sciosciammocca assunse proprio i caratteri di Pulcinella, come la furbizia, l’arguzia, la capacità di ordire intrighi che pur avendo fini egoistici non costituisce tuttavia motivo di danno eccessivo per la “vittima”, come emerge soprattutto ne “Un turco napoletano”, altra commedia di Scarpetta resa cinematograficamente da Totò.
In chiusura, vista l’impossibilità di rendere con poche parole il genio di un autore quale Scarpetta, propongo la visione (per alcuni sarà l’ennesima!) di Miseria e nobiltà, con Totò: