Napoli – Fino a dove può arrivare l’amore dei napoletani per Totò? Fino a che punto le manifestazioni di affetto possono spingersi anche 50 anni dopo la scomparsa del Principe della Risata? La famiglia Murasso è un esempio di come non ci siano limiti, in questo caso. I Murasso, nati e vissuti in via Santa Maria Antesaecula, stradina della Sanità dove Totò vide la luce, hanno “adottato” la tomba dell’attore scomparso.
Il primo a preoccuparsene fu, 35 anni fa, il capofamiglia Antonio, oggi bloccato in casa a causa di una grave malattia. L’uomo, in visita al cimitero di Santa Maria del Pianto, a Napoli, si accorse di quanto il sepolcro di De Curtis fosse abbandonato e lasciato alla mercè di ladri e sciacalli d’ogni tipo. Era scomparso un mobiletto insieme a numerose foto uniche dell’artista napoletano lasciate da celebrità ed amici per commemorarlo.
Così, Antonio prese la decisione di prendersi cura del Principe anche dopo la morte, tradizione ora continuata dalla moglie, Anna Russo, e dai figli della coppia. Come ha raccontato la donna al Corriere del Mezzogiorno, per prima cosa è stata montata una porta di alluminio per impedire altri furti. Ogni sabato l’intera famiglia apre la tomba per pulirla e portare fiori freschi a Totò, ma non solo: la donna ha confessato che porta sulla tomba anche delle caramelle a menta che piacevano tanto al Principe De Curtis.
In questa occasione, tutta Napoli può approfittare per rendere omaggio al grande Totò sotto lo sguardo vigile ed attento dei Murasso che, nell’occasione, svolgono anche servizio d’ordine. Tutto questo senza nessuna forma di retribuzione o guadagno, come la signora Anna ha tenuto a precisare più volte nel corso dell’intervista: “Sia chiaro, tutto gratis, solo per amore di Totò”
Oggi, il Comune ha deposto una corona di fiori sulla tomba del Principe e, per l’occorrenza, sono stati presenti sia i Murasso che Elena Anticoli de Curtis, sua nipote. La donna ha ricordato con dolcezza ed ammirazione il nonno: “Ci continua a regalare risate e gioia. Mio nonno è un esempio di bontà – ha concluso – al di là del fatto che era un artista”