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I luoghi di Napoli. Una cartolina dalla Pignasecca

Per la rubrica I Luoghi di Napoli: il grande mercato.

La leggenda vuole che a Napoli, un tempo, vi fosse una pineta, grande e fitta, popolata da tantissime gazze. Fu proprio uno di questi uccelli a scoprire il vescovo della città a letto con la perpetua, ed egli, per vendicarsi, la  scomunicò. Anzi, scomunicò tutte le gazze, una ad una. Dopo tre giorni dall’evento, la pineta morì. I pini seccarono, le gazze sparirono, lasciando solo una distesa di terra arida e vuota: la Pignasecca.

Persone che si incontrano e si salutano, nella fretta del lavoro o nella pausa di un caffè. L’acqua che bagna i prodotti della tripperia scorre veloce come i motorini tra questi vicoli. E c’è chi corre, perché nella Pignasecca vi è solo di passaggio, come uno studente impazzito, un impiegato in ritardo. Poi c’è chi rallenta e si aggira tra i negozi, col fare di chi è alla ricerca di qualcosa, ma non sa ancora bene cosa.

Ad un occhio più attento, gli anziani fanno fatica a camminare su questi pietroni: disconnessi, disastrati, vissuti. Guardano a terra e riflettono, con calma e razionalità che solo chi ha vissuto più degli altri può avere. E il profumo delle trattorie, le fritture, i dolci, i soffritti, che si mischiano agli odori del pesce fresco e della frutta, venduti sulle bancarelle. La vita dei venditori, quel “Iamme, ià!” tra il propositivo e l’intimidatorio, che accompagna la vendita e gli acquisti: un’ottima strategia di marketing. I commercianti che si salutano tra loro in piazza, nel contesto in cui sono abituati a vivere da anni. Perché la Pignasecca non è solo un luogo di passaggio, ma nasconde una, mille storie di quotidianità e di vita di chi, in questo posto, ha creato la sua attività e continua a farla vivere nel tempo. Il fruttivendolo  si appoggia alla propria bilancia, stanco, nell’informalità assoluta.

La piazza pubblica si trasforma in un salotto, in cui manca solo l’offrirsi il caffè. Un fiume di gente attraversa la discesa: è arrivata la cumana. A gruppi di due,tre, ci si ferma a parlare, per raccontarsi i recenti avvenimenti. Ma non si riesce a stabilire, da quanto tempo, effettivamente, due o più persone non si vedano.

Può esserci un abbraccio quando ci si è visti ieri, un saluto con la mano tra chi non si vede da anni.

Oppure può esserci l’abbraccio della Pignasecca a coloro che vi transitano. L’abbraccio di questo luogo che muta incessantemente, in perenne movimento, in costante divenire. Ma rimane, nonostante tutto, sempre lo stesso.Come i fantasmi delle gazze che animano questo quartiere, e che continuamente ed instancabilmente si spostano tra i suoi vicoli, come la leggenda ci insegna.