Cultura

Antonio Petito, ecco la storia del Re dei Pulcinella

Antonio Petito è il più celebre e uno dei più apprezzati Pulcinella della storia, tanto da essere conosciuto come “Il Re dei Pulcinella”. Nacque a Napoli il 22 Giugno 1822, e vi morì il 24 Marzo 1876 a causa di un infarto occorsogli durante la recita di “Dama Bianca” nel suo San Carlino. Chiamato dai suoi familiari “Totonno ‘o pazzo” per il fatto di essere una persona molto vivace, faceva parte di un’illustre famiglia di teatranti, infatti i fratelli erano attori molto apprezzati, la madre prima di sposarsi era una pupara e il padre, Salvatore, era egli stesso un apprezzatissimo Pulcinella che investì il figlio nel 1853 davanti al pubblico del San Carlino, consegnandogli il camice bianco.

Se fino a Totonno l’arte teatrale si identificava con la vera e propria esibizione sul palco, per la quale bastava un semplice canovaccio, egli capì l’importanza dei copioni scritti, seppure per fini non letterari, bensì tecnici, rappresentativi, e così dopo aver ideato le trame delle sue commedie incaricava importanti letterati del tempo per la scrittura dell’opera, poiché egli non ne era in grado in quanto semi-analfabeta. Ecco, a tal proposito, cosa dice il suo prediletto allievo Eduardo Scarpetta: “Petito era capace di buttare giù una commedia in pochi giorni; ma per scriverla aveva bisogno di parecchie risme di carta, di parecchie dozzine di penne d’oca e di un litro d’inchiostro, metà per la commedia, metà per imbrattarsi gli abiti, le mani e la camicia. [ ]. E le lettere si allungavano [ ] come tracciate dalla mano incerta d’un bambino, ora tenendosi ritte a stento, ora barcollando [ ]. Le righe si mutavano da orizzontali in trasversali, e così si andava avanti per pagine intere”.

Ritratto di Antonio Petito

Petito è colui che rivoluzionò la maschera di Pulcinella, trasformandolo da villano ingenuo, sciocco e ignorante in servitore astuto, ingannatore ma tutt’altro cattivo, saggio e con una nota malinconica; Petito provvide inoltre ad ammodernare l’aspetto fisico, la mimica e la lingua della sua maschera, avvicinandola di più a quel mondo borghese che aveva trasformato la società, facendosi così apprezzare non solo dal popolino ma anche dalle classi più agiate. È la stessa operazione che farà successivamente Eduardo Scarpetta con la figura di Felice Sciosciammoca, dandole maggiore verosimiglianza e segnando il passaggio dal teatro delle maschere al teatro del carattere, in modo che Felice, il quale era dapprima il cafone stupido che conviveva con Pulcinella sulla scena, si sostituisse poi proprio a questi: Pulcinella esiste ancora, ma ha i nostri stessi vestiti e si mimetizza tra la gente per mettere in opera i suoi piani. A questa radicale trasformazione posta in essere da Totonno, doveva altresì corrispondere un mutamento delle ragioni che lo portavano ad agire, dunque le commedie trattavano di argomenti a sfondo sociale di grande attualità, non disdegnando neppure di indossare i panni femminili come avvenuto in “La popolana” e “Palummella”.

Pulcinella creato dagli artigiani di Presepe Napoletano

Se ai tempi del Re dei Pulcinella non esisteva la tecnologia adeguata per riprenderne la sua bravura, essa è arrivata successivamente e ha filmato colui che potremmo identificare come nipote scenico di Petito, ossia Eduardo De Filippo, figlio di Eduardo Scarpetta il quale come abbiamo detto era a sua volta il principale allievo di Totonno. Vi segnalo perciò, e nel farlo vi saluto, un video in cui Eduardo ci dà le sue “lezioni di Pulcinella”.

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