Chi non ha mai sentito parlare dello “sparatrappo”?
Ma che cos’è precisamente e perché si chiama così?
A Napoli, con il termine “sparatrappo” s‘intende un cerotto adesivo in cotone o in seta utilizzato per fissare accuratamente le bende o le garze. Il vocabolo, che deriva dal francese sparadrap e dal latino medievale sparadrapum, è così tanto conosciuto e diffuso nella sua variante partenopea al punto che molti sostengono di non saper dare una definizione in italiano dell’oggetto in questione.
In molti vocabolari della lingua italiana come ad esempio il Grande dizionario italiano dell’uso, il Garzanti, lo Zingarelli e molti altri, possiamo rintracciarlo alla voce sparadrappo, quindi sostituendo semplicemente la lettera t con la d. Inoltre lo sparadrappo non è solo un semplice cerotto ma, ha anche un’accezione medico – farmaceutica: “tessuto imbevuto di liquido medicamentoso da applicare su piaghe e ferite”. Non solo. Grazie ad alcuni testi di medicina e farmacia, è stato confermato che, in passato esistevano diverse tipologie di sparadrappo utili per curare le ulcere delle gambe e delle braccia.
Secondo fonti non accreditate il termine sparatrappo era già in uso in Spagna nel XVI secolo – esparadrapo – e fu portato a Napoli durante il governo di Don Pedro Alvàrez de Toledo. A quei tempi lo sparatrappo, una strisciolina di tela su cui era posta della colla, veniva utilizzato per fissare gli stendardi alle aste, quindi per distendere i drappi delle bandiere.
Questo lemma è proprio non solo della lingua napoletana, ma è diffuso anche in molti altri dialetti meridionali come quello calabrese, salentino e siciliano.
Quindi sparadrappo, sparatrappo, esparadrapo, sparatrappu o in qualunque altro modo lo si voglia chiamare, non è altro che una parola napoletana ma dal significato universale.
Fonte: Accademia della Crusca