La strage di Montefalcione: quando i rivoltosi si ribellarono all’Italia. Fu bagno di sangue
Lug 10, 2017 - Antonio Gaito
Tra il 6 e il 10 luglio 1861 un paese in provincia di Avellino, Montefalcione, ed altri paesi limitrofi furono teatro di una rivolta filo borbonica. Una delle tantissime che si verificarono nei territori dell’ormai ex Regno delle Due Sicilie, perpetrate allo scopo di riconsegnare il trono al suo legittimo proprietario il re Francesco II di Borbone. Tale insurrezione culminò in un bagno di sangue del quale si resero protagonisti il Regio Esercito Italiano e la legione ungherese, che assassinarono brutalmente dalle 97 alle 150 persone. All’origine della strage ci fu l’insurrezione di Montemiletto.
Nel settembre del 1860 anche a Montemiletto giunse l’azione dei liberali che nel nome di Garibaldi occuparono la cittadina e rovesciarono le istituzioni borboniche con la violenza. A tale abuso la popolazione del posto rispose con risolutezza. Si ebbe la sollevazione di tutto il paese guidata da Matteo Lanzilli e Carmine Ardolino. Un manipolo di contadini entrò nel palazzo di Giuseppe Fierimonte, leader dei liberali e capitano della locale Guardia Nazionale, uccidendo il Fierimonte stesso ed altri 23 liberali. Il giorno successivo esportarono la loro rivolta anche presso i paesi limitrofi al grido di ”viva Francesco II”. La mattina del 7 settembre però i garibaldini entrarono nel paese e non solo arrestarono i rivoltosi, ma si vendicarono sulla popolazione inerme che aveva osato ribellarsi. Lo stesso giorno Giuseppe Garibaldi faceva il suo trionfale ingresso a Napoli. A causa di quella rivolta furono incriminati quasi 500 persone. In moltissimi vennero arrestati e fatti giustiziare.
Malgrado la grave battuta d’arresto i rivoltosi non si lasciarono intimidire. Non solo crebbe la loro consapevolezza come legittimisti ma migliorò anche la loro organizzazione strategico-militare grazie anche alla presenza, tra le loro fila, di ex soldati dell’esercito duosiciliano. Le figure guida della resistenza divennero Basilio Pagliuca e Gaetano Maria Baldassarre, già attivo nella prima rivolta del settembre 1860. Il Baldassarre fu l’anima della rivolta, teneva le riunioni organizzative, incoraggiava i legittimisti e diffondeva idee insurrezionali facendo circolare manifesti ostili a Garibaldi e al governo sabaudo.
Già nei primi giorni del gennaio 1861 il governatore di Avellino, Nicola De Luca, venne avvisato della rivolta imminente. Poco dopo a Montefalcione venne issato il vessillo borbonico. La mattina del 6 luglio il sindaco della cittadina, intimidito dai rivoltosi, acconsentì alla distruzione delle insegne sabaude, al loro posto tornò a sventolare la bandiera del Regno delle Due Sicilie. Il governo di Casa Savoia venne dichiarato decaduto a favore di quello borbonico. Dopo questo evento la reazione piemontese non tardò. In un primo momento venne tentato l’assalto a Montefalcione da un manipolo di uomini che però fu costretto a ritirarsi. Sull’onta di questo successo anche altri comuni adiacenti insorsero e distrussero gli emblemi sabaudi.
Fu il De Luca a tentare la riconquista di Montefalcione con una schiera di uomini che fece irruzione nel paese che però respinse l’iniziativa, costringendo i filosabaudi all’assedio in un monastero. Gli insorti li misero in ginocchio, la vittoria avrebbe aperto loro le porte di Avellino, ma proprio quando stavano per capitolare, la mattina del 9 luglio, giunsero in soccorso dei liberali tre battaglioni della legione ungherese del Regio Esercito Italiano. Dopo alcune ore di resistenza gli insorti sciolsero l’assedio e si diedero alla fuga. Venne dato avvio ad una terribile rappresaglia con fucilazioni indiscriminate che si protrassero fino a notte fonda. Chi riuscì a fuggire venne inseguito e fu vittima di un’azione di rastrellamento che durò fino al 14 luglio. Dopo la carneficina il tricolore italiano venne issato sul campanile della chiesa di Montefalcione dove fino a poco tempo primo sventolava il vessillo duosiciliano. Lo stendardo borbonico venne nuovamente ammainato ma questa volta in maniera definitiva.
Fonti:
Giacinto de’ Sivo, Storia delle Due Sicilie 1847-1861.
Gigi Di Fiore, Controstoria dell’unità d’Italia: fatti e misfatti del Risorgimento.
Edoardo Spagnuolo, La rivolta di Montefalcione. Storia di un’insurrezione popolare durante l’occupazione piemontese.