Spaccanapoli: una strada, un riferimento, un pezzo di storia. Lì, dove si collocano e si incontrano le mille realtà di Napoli, l’arteria dove scorre il sangue partenopeo, il rettilineo su cui si muove, incessantemente, la cultura napoletana.
Una strada che ha il potere di spaccare Napoli, di dividerla, ma solo topograficamente. In fin dei conti unisce, incolla, stratifica e plasma gli innumerevoli volti della città partenopea.
Il centro storico è attraversato, nella sua metà, da Spaccanapoli, una strada ben al di sopra dell’essere fine a se stessa, da Montesanto a Forcella, passando per Via Mezzocannone e i Tribunali. La strada dove Benedetto Croce decise di vivere, nel palazzo Filomarino, ora divenuta biblioteca, e in cui realizzò alcuni dei suoi più importanti lavori, ispirato forse, dal fervore del movimento presente giù in strada.
Impossibile risulterebbe parlare di tutta la cultura che circonda questo luogo, che sfugge agli stessi concetti di tempo e storia, costringendoci a voltare il capo verso ogni direzione in ogni momento, tentando di comprendere davvero ciò in cui si è immersi.
Si dovrebbe parlare di culto, di magia, di antropologia, di esoterismo, di arte.
E’ innanzitutto Piazza del Gesù uno dei tanti luoghi in cui Napoli racconta i suoi misteri, i suoi lati nascosti, e il suo particolarissimo ed unico rapporto con la morte.
Basti pensare al Bugnato della Chiesa del Gesù Nuovo, che nasconde in sé uno spartito musicale, il cui titolo descrive a pieno la sensazione di smarrimento e incognito che si prova di fronte a tale insieme di opere d’arte: Enigma.
Basti pensare a Santa Chiara, la Chiesa gotica più grande di Napoli, edificata tra il 1310 e il 1340 per volere di Roberto d’Angiò. E guardare, poi, alla semplicità delle sue linee, al suo rosone, incredibile protagonista della facciata, e alle sue mura spoglie, che nascondono l’incredibile chiostro, opera di Domenico Antonio Vaccaro. A quelle maioliche che lo adornano, in modo così naturale eppure così ricco, che parlano di vita quotidiana, dai colori stupefacenti. Chiostro in cui si narra che, ad ogni anniversario della sua morte, la Regina Giovanna I d’Angiò, uccisa nel 1382, appaia a capo chino, scivolando lentamente lungo le mura. Morte attende chiunque incroci il suo sguardo, che di tanto in tanto alza, per scrutare lontano, o forse semplicemente per godere ancora, e infinitamente, del chiostro in cui ha deciso di rimanere per sempre.
Basti pensare all’obelisco dell’Immacolata, che si erge al centro della piazza, che veglia costantemente sui cittadini, i turisti, le auto, la folla. E che, vista di spalle, appare come la figura della morte, incappucciata e con tanto di falce.
Controsensi, anomalie, paradossi. Ma tutto ciò fa parte dell’unicità di Napoli. E’ quest’assurdità, questa straordinaria capacità di essere nero o bianco, quest’ambiguità, a rendere questa città così speciale, la sua storia così ricca, e la sua cultura così importante.
Ed è per questo che, sempre a piazza del Gesù, una targa recita:
<<Napoli è una delle più antiche città d’Europa. I suoi luoghi conservano traccia di preziose tradizioni, di incomparabili fermenti artistici e di una storia millenaria nelle sue strade, piazze ed edifici. E’ nata e si è sviluppata una cultura unica al mondo che diffonde valori universali per un pacifico dialogo tra i popoli. Il suo centro storico inserito dal 1995 nella lista del patrimonio mondiale UNESCO appartiene all’umanità intera.>>
Già: Cultura. Unica. Al mondo.