Cultura

Poggiomarino: la città che si oppose a piemontesi e nazisti

Poggiomarino – Contrariamente a quanto si possa pensare, la storia del Comune di Poggiomarino, situato sul margine orientale del Sarno, alle pendici del Vesuvio, è antichissima, millenaria, e ricca di eventi particolarmente importanti. Nel 2000, mentre si costruiva il depuratore del Medio Sarno nella frazione di Longola, vennero alla luce i resti di un insediamento risalenti all’età del bronzo, precisamente al 1350 a.C..

La sensazionale scoperta rivelò che agli albori della civiltà il popolo dei Sarrasti proliferava nelle terre che oggi formano il comune vesuviano. L’antico insediamento è stato definito dagli archeologi la “Venezia della protostoria”: era composto, infatti, da isolotti artificiali che si ergevano su un terreno paludoso. Gli abitanti erano soliti spostarsi da un punto all’altro a bordo di piccole imbarcazioni allungate, molto simili alle attuali gondole.

Per la nascita della città moderna, però, dobbiamo aspettare solo il XVII sec. d.C.. In principio, infatti, l’attuale Poggiomarino era una zona semi disabitata nella giurisdizione di Striano. Tutto cambiò quando nel 1553 il nobile Muzio Tuttavilla acquistò il feudo di Torre Annunziata e decise di costruire un canale, il “Conte di Sarno”, che portasse nella zona le acqua del fiume Sarno. I lavori iniziarono nel 1592 e gli operai iniziarono a costruire modeste abitazioni per vivere in prossimità del cantiere, intorno ad un’osteria, la “Taverna Penta”.

Lo sviluppo del piccolo borgo che si venne a creare si deve, principalmente, all’eruzione del Vesuvio del 1631: la popolazione dei comuni più vicini al vulcano cercarono riparo proprio in quel paesino, poco distante da casa, ma, allo stesso tempo, sicuro e tranquillo. Nel 1738 Giacomo de Marinis, noto mercante genovese, acquistò il Principato di Striano e volle dare al neonato borgo un nome che ricordasse per sempre il suo: Poggio Marino. Alla morte di Giacomo, nel 1753, il feudo passò a suo nipote Giovanni Andrea.

Quando, nel 1799, i Borbone vennero scacciati da un’insurrezione popolare e nacque la Repubblica Napoletana anche il piccolo borgo partecipò. In particolare, fra i partecipanti alle sommosse c’era anche Filippetto de Marinis, figlio di Giovanni Andrea. Quando, però, i sovrani tornarono ed il loro potere restaurato il giovane venne condannato a morte ed impiccato in Piazza del Mercato a soli 21 anni. Il feudo dei De Marinis terminò nel 1806, quando Napoleone abolì l’intero sistema del feudalesimo e divise l’Italia in province e comuni: Poggio Marino divenne un comune a tutti gli effetti e Striano venne resa solo una sua frazione, salvo divenire comune a sé pochi mesi dopo.

Nel 1861 il meridione venne occupato dalle truppe piemontesi ed i Borbone destituiti definitivamente in nome dell’Italia Unita. La popolazione di Poggiomarino, però, si schierò apertamente con chi lottava per il ritorno dei sovrani. Nella piazza principale venne affisso un manifesto che mostrava chiaramente questo impegno:

“Viva il nostro re Francesco II ; questa è la volontà del popolo,

e se nò, sangue correrà a fiumi per la volontà del popolo,

e se no, sangue correrà a fiumi per la difesa del nostro re Francesco II.

Fuori l’Italia, sangue, sangue sangue”

Inoltre, nelle campagne trovavano nascondiglio e supporto due compagnie di briganti, i Pilone ed i Micciariello, che derubavano possidenti e militari piemontesi per poi dividere il bottino con i cittadini più poveri: veri e proprio “Robin Hood” nostrani.

Il periodo più drammatico della storia di Poggiomarino fu la Seconda Guerra Mondiale. Quando le truppe americane sbarcarono a Salerno per liberare la penisola i tedeschi occuparono Poggiomarino e lo trasformarono in una base operativa. Tutti gli uomini vennero convocati nella piazza principale, ma nessuno si presentò. Così i nazisti li braccarono uno per uno nelle campagne e li inviarono in Germania per farli deportare nei vari campi di concentramento.

Fortunatamente, gli inglesi arrivarono e scacciarono i tedeschi, non senza altri spargimenti di sangue ed altre violenze: le truppe naziste, infatti, man mano che battevano in ritirata distruggevano ed incendiavano case e campagne per rendere più difficoltosa l’avanzata delle truppe alleate. Anche con l’arrivo degli americani, accolti dalla popolazione in festa, Poggiomarino non vide pace: gli alleati allestirono nelle campagne circostanti un aeroporto militare, il Pompeii Airfield, e molti palazzi divennero basi operative, sfrattando i cittadini residenti.

A liberare davvero Poggiomarino ci pensò il Vesuvio. La violenta eruzione del 15 marzo 1944 mise a rischio le apparecchiature militari alleate: polveri e lapilli costrinsero gli americani a scappare e spostare la base vicino Paestum, al sicuro. I residenti, però, ne approfittarono per saccheggiare quel che restava dell’aeroporto e rioccupare case e terreni espropriati dalla guerra e dagli occupanti stranieri.

Fonti: Nuove ricerche archeologiche nella area vesuviana (scavi 2003-2006);  Poggiomarino (Taverna Penta fino al 1738; Podio Marino) Università degli studi di Palermo; L. Davitti, I briganti e la corte pontificia, ossia, La cospirazione borbonico-clericale svelata.