Cultura

“La questione meridionale”: le menzogne in un libro di scuola

Un genitore ha denunciato sui social quanto riportato sul libro di testo di sua figlia circa la “questione meridionale”. Il libro in questione si chiama “Comprendere la storia oggi”, edito dalla casa editrice “La scuola” ed è adottato come testo scolastico in tutta Italia. Peccato che nella pagina segnalata dal genitore ci siano una serie di “menzogne storiche” sconfessate dai più recenti studi sull’Unità d’Italia, la dinastia Borbonica e l’occupazione piemontese del Meridione.

Per cominciare, per l’autore del libro la questione meridionale è banalizzata in un divario economico fra Nord e Sud: non considera fattori sociali, geopolitici, storici ed emotivi, ma un mero dislivello delle ricchezze. Un dislivello che noi sappiamo ormai essersi creato proprio a causa dell’occupazione piemontese e che prima dell’Unità d’Italia il Regno delle Due Sicilie aveva nelle sue casse dieci volte il patrimonio del resto della penisola.

Quel che è peggio è come questa differenza venga giustificata. Secondo il primo punto “il territorio meridionale era meno fertile di quello della Pianura Padana”. E’ strano che uno storico dimentichi che i romani chiamassero la nostra terra “Campania Felix” proprio per la sua incredibile fertilità; così come sembra aver del tutto ignorato le migliaia di produzioni locali che da millenni sono vanto e lustro della nostra regione al punto da venire costantemente esportate nel “fertilissimo” Nord.

Gli altri due punti sono volti a ridurre le politiche industriali ed agricole dei Borbone quasi a livello medievale, a differenza di un Nord al tempo già industrializzato. Addirittura si paventa una mancanza di riforme ed infrastrutture volte al decollo della rivoluzione industriale. Lo storico, anche qui dimostra innumerevoli “lapsus”, per essere gentili: dimentica che la Napoli – Portici fu la prima linea ferroviaria d’Italia, dimentica il cantiere navale di Castellammare, il primo del Mediterraneo, dimentica la produzione della seta di San Leucio, la ferriera Mongiana e tanti altri poli industriali depredati e distrutti dai piemontesi.

Forse, chi ha l’onore e l’onere di educare le nuove generazioni, l’onore e l’onere di mostrare la verità storica, dovrebbe anche avere una memoria migliore o, forse, dovrebbe solo aver voglia e coraggio di raccontare una realtà che ancora oggi fa così tanta paura da venir dimenticata.