Il presepe napoletano è un’arte riconosciuta in tutto il mondo: basta solo affacciarsi per San Gregorio Armeno, la via dei fabbricanti di pastori, per capire la vastità del ‘culto’. Perché di vero e proprio culto si tratta. Una fede, quella presepiale, talmente profonda e complessa da superare di gran lunga la tradizione cristiana a cui si ispira: ogni singola statuina, ogni decoro, ogni luogo mostrato su un presepe tradizionale nasconde una simbologia che porta ad un livello più alto la semplice raffigurazione della Sacra Famiglia.
Il presepe è un rituale quasi magico. In una sola rappresentazione si cerca di fotografare la nascita del figlio di Dio, una notte straordinaria in cui secondo i testi sacri il tempo si fermò e vivi e morti festeggiarono insieme. Paradiso e Inferno, anime del Purgatorio, Passato e Futuro, Bene e Male coesistono in quell’ammasso di sughero e terracotta che ogni napoletano allestisce in casa a Natale.
Cerchiamo di scoprire insieme come vengono rappresentati questi concetti mostrando il vero significato dei principali pastori e simboli del presepe napoletano.
Benino
Messo spesso in un angolino, appoggiato sul primo sasso di sughero o su un letto di paglia, Benino è, probabilmente, la figura più importante di tutto il presepe. Le leggenda vuole che l’intera rappresentazione sia, in realtà, un sogno del pastorello dormiente: una realtà messa in scena anche nella “Cantata dei Pastori”, quando Benino si sveglia e racconta di aver sognato la nascita del Bambin Gesù.
La posizione esatta per il nostro addormentato sarebbe, quindi, in cima al presepe dal momento che da lui dovrebbe discendere ogni personaggio ed ogni luogo allegorico mostrato. C’è altro però. Su un piano molto più simbolico Benino rappresenta l’intera umanità, dormiente e pigra di fronte al divino. La nostra specie è in grado di avvicinarsi all’eternità solo nei sogni, quando è inconsapevole e libera dagli schemi logici che la vincolano ai piaceri materiali.
Il Pastore della Meraviglia
Semplicemente noto come “‘a Meraviglia” questo pastore rappresenta l’esatto opposto di Benino. Il giovane è generalmente posizionato in prossimità della Grotta ed a braccia e bocca spalancate assiste con stupore alla nascita di Gesù. In lui c’è tutta la meraviglia della scoperta del divino, l’incontenibile sorpresa dell’uomo che viene in contatto con qualcosa di così immenso. Per alcuni sarebbe lo stesso Benino ‘risvegliato’ nel suo stesso sogno.
Locanda e Locandiere
Secondo i Vangeli, quando Maria e Giuseppe arrivarono a Betlemme chiesero ospitalità in parecchie locande e taverne, ma vennero scacciati in malo modo. Al tempo della creazione del presepe napoletano, nel XVIII sec., questi luoghi erano ricettacoli di prostituzione, gioco d’azzardo ed affari poco legali. Non stupisce quindi che posta all’estremità della composizione la locanda rappresenti i peccati degli uomini.
Lavandaia
Seduta avanti ai suoi secchi mentre lava panni bianchi la lavandaia mostra, in realtà, uno dei dogmi più importanti della Chiesa Cattolica: la verginità di Maria. Quegli stracci candidi, infatti, sono quelli usati dalla Madonna per il parto e nella composizione sono la prova evidente della nascita di Gesù da madre vergine.
Il Fiume
Quasi 3.000 anni fa il filosofo Eraclito associava al fiume il concetto del “panta rei” (tutto scorre). Il corso d’acqua che immancabilmente attraversa il presepe richiama proprio questo antichissimo concetto. Il fiume è il tempo: Passato, Presente e Futuro. Inoltre, l’acqua richiama il liquido amniotico, quindi il parto della Madonna, e la nascita della vita.
Il Cacciatore ed il Pescatore
Collegati direttamente al fiume: il cacciatore è nella parte alta del corso d’acqua, il pescatore nella parte bassa. Il primo, con un anacronistico fucile da caccia, rappresenta la morte. Il secondo la vita, o, per meglio dire, la rinascita. Vita eterna ed immortalità sono associate spesso alla figura dei pesci: lo stesso Cristo, ai tempi delle persecuzioni ai cristiani, veniva indicato “in codice” con il simbolo di un pesce. A conferma di questa simbologia Gesù viene anche definito “pescatore d’anime” per come ha preso gli uomini dagli abissi del peccato riportandoli alla luce.
Il Pozzo
Restando in tema, anche il pozzo è un simbolo estremamente negativo: rappresenta per alcuni la bocca dell’Inferno, per altri semplicemente l’oscurità in cui ogni uomo può cadere nonostante la salvezza offerta da Dio.
I Mendicanti
Zoppi, ciechi o trasandati i mendicanti non dovrebbero mai mancare su un presepe. Essi rappresentano le anime del Purgatorio che chiedono preghiere ai vivi. Nelle festività, specialmente a Natale, nessuno dovrebbe dimenticare una preghiera per le “anime pezzentelle”.
La Zingara
La zingara è un pastore particolare: se consideriamo la religione non dovrebbe neanche esserci visto che stregoneria o astrologia sono arti particolarmente osteggiate dalla dottrina cristiana. Eppure anche questo personaggio tanto fuori luogo ha il suo scopo ben preciso. La donna porta in mano dei chiodi ad indicare il futuro del piccolo nascituro: la Crocifissione. Un personaggio negativo quindi? Non proprio se consideriamo che è proprio nel supplizio del croce che si realizza la salvezza offerta da Gesù.
Altre volte, invece, viene rappresentata solo con un infante in braccio. In questo caso simboleggia la condizione di Maria dopo la persecuzione di Erode. In quel contesto infatti la Madonna fu costretta a vagabondare col suo bambino per evitare che venisse ucciso, proprio come una zingara.
Pastori e Pecore
In questo caso l’allegoria è evidente: le pecore rappresentano il “gregge” dei fedeli che incontra Dio grazie alla guida avveduta dei pastori, i sacerdoti.
Bue ed Asinello
Neanche i nostri principali animali sono lì per caso. Secondo la tradizione il bue e l’asinello riscaldarono con il loro fiato la mangiatoia in cui venne riposto Gesù, ma a livello allegorico rappresentano molto altro. Sono il Bene e il Male: il primo rappresentato dal bue, il secondo dall’asino. Non sono due forze in contrasto, ma bilanciate fra di loro danno ordine al mondo intero come nella filosofia orientale lo yin e lo yang rappresentano l’equilibrio perfetto.
I Venditori
I vari venditori raffigurati, dal fruttivendolo al macellaio, sono dodici in tutto e non a caso visto che rappresentano i mesi dell’anno.
I Re Magi
Anche i Re Magi, nell’allegoria del presepe, rappresentano lo scorrere del tempo come il fiume ed i venditori. In questo caso, essendo tre, mostrano le tre fasi del giorno: mattina, mezzogiorno e sera. Tutti modi per raffigurare il momento esatto in cui il mondo ed il tempo si fermarono per la nascita del figlio di Dio.
Fonte: “Il Presepe Popolare Napoletano” di Roberdo De Simone; “Il Simbolismo del Presepe Napoletano” di Luca Zolli