Le 10 tradizioni più importanti del Natale napoletano


La vera magia del Natale non è data dall’aria che si respira o dai regali, ma dalle tradizioni: tantissimi riti che uniti in un’unica grande festa portano in qualunque famiglia l’atmosfera tanto decantata da film e racconti. In particolare, il Natale napoletano è frutto di gesti, azioni e, soprattutto, ricette tramandati da secoli ed imprescindibili per qualunque famiglia che si rispetti. Cerchiamo di analizzarne i più caratteristici, ovviamente tralasciando l’albero, i regali e Babbo Natale, frutto di tradizioni che non ci appartengono originariamente.

San Gregorio Armeno

A Napoli il Natale ha inizio nel momento in cui via San Gregorio Armeno, la via dove hanno sede i principali artigiani che fabbricano pastori, si popola di gente, fra cittadini e turisti. Ogni napoletano, prima delle festività, dovrebbe percorrerla, ammirare le nuove creazioni e scoprire quali personaggi illustri o tristemente noti sono stati riprodotti dai nostri scultori in versione presepiale. In molte famiglie c’è l’usanza di comprare un nuovo pastore ogni anno ed arricchire con esso il presepe.

Il Presepe Napoletano

Veniamo ora al cuore del Natale: il presepe napoletano. C’è tanto da dire sul profondo significato che permea ogni singolo pezzo della raffigurazione della Natività. Nato intorno al XVIII sec. è ancora immancabile in tutte le case. In molte famiglie persiste ancora l’usanza di costruirlo pezzo per pezzo, a partire dal sughero alla base, comprando solo i pastori; altre si accontentano di comprare la struttura già fatta; altre ancora si limitano alla semplice Natività.

Generalmente viene allestito e messo in bella vista l’8 dicembre, il giorno dell’Immacolata, e dismesso dopo l’Epifania. Tuttavia, fino alla notte di Natale il presepe napoletano che si rispetti è, e deve essere, incompleto. Gesù Bambino, il personaggio principale, non può categoricamente essere riposto nella mangiatoia prima dello scoccare della mezzanotte del 25 dicembre. Se anche venisse posizionato già al suo posto, andrebbe comunque coperto con un fazzoletto per non essere mostrato.

La processione del Bambinello

Il “veto” sulla presenza di Gesù nel presepe cessa, come abbiamo detto, allo scoccare della mezzanotte. A quel punto viene tirata fuori la statuina santa e portata in processione per ogni singola stanza della casa: spesso questa piccola processione viene inscenata con candele accese e cantando “Tu scendi dalle stelle”. Il giro serve a portare la Luce del Dio nascente per tutta la casa. Al termine del rito ogni membro della famiglia dice una preghiera, bacia il bambinello che, infine, viene riposto nella mangiatoia.

Questa tradizione è talmente sentita che, molto spesso, la statuina del Bambinello viene tramandata di generazione in generazione senza nemmeno tener conto delle proporzioni all’interno della raffigurazione del presepe: quante volte abbiamo visto un Gesù Bambino decisamente grosso quanto Giuseppe e Maria?

Passeggiata della Vigilia

Non si parla di una tradizione vera e propria, non ha origini storiche radicate, ma la passeggiata la mattina della Vigilia, il 24 dicembre, è ugualmente importante per tutti. Si provvede agli ultimi regali da mettere sotto l’albero, si compra in extremis quel che serve per il cenone e, soprattutto, si scambiano gli auguri con amici e conoscenti che non si incontreranno a cena, magari con qualche brindisi.

Pesce alla Vigilia

Prima di proseguire con le tradizioni legate al cibo bisogna rispondere ad un quesito essenziale: perché alla Vigilia si mangia pesce? Questa tradizione ha origine negli arbori della fede cristiana quando il giorno prima del Natale veniva considerato “di magra”, quindi quasi un digiuno: per osservarlo bisognava evitare di mangiare carne. Rispettosi di questa forma di rispetto, ma poco inclini a sacrificarsi sul cibo, i napoletani hanno trovato il modo di portare in tavola di tutto senza dover toccare la carne.

insalata di rinforzo

Insalata di rinforzo

Prima dell’albero, prima dei dolci e delle luci, prima dei regali e degli auguri l’insalata di rinforzo è una presenza incombente ogni Natale: non a tutti piace, quasi nessuno la trova indispensabile per cenone e pranzo, eppure lei c’è e tende a durare per tutte le festività. Tradizionalmente questa insalata a base di sottaceti veniva preparata proprio per “rinforzare” lo stomaco in quel giorno di magra che doveva essere la Vigilia, ora si limita ad essere un onnipresente antipasto per ogni tavola.

Il capitone

Il Capitone

Nemmeno il tradizionale capitone fritto è una portata fine a se stessa. Il pesce, cioè l’esemplare maschio delle anguille, è particolarmente somigliante ad un serpente che, dalla Bibbia, è la manifestazione del diavolo. Uccidere, tagliare a pezzi e mangiare l’innocente capitone rappresenta simbolicamente sconfiggere il male e toglierlo dal mondo.

'e ciociole

Le Ciociole

Finito un qualunque pasto natalizio su ogni tavola arriva il momento delle ciociole, la frutta secca assortita. E’ la fase in cui, dopo l’abbuffata, la famiglia napoletana chiacchiera, si diverte, fra una noce e un fico secco, passando di mano in mano l’immancabile schiaccianoci. Secondo la tradizione in questo momento anche i cari estinti si uniscono alla tavola: in base a tantissime leggende, infatti, la frutta secca è l’unico cibo che i morti possono mangiare. Per questo motivo è doveroso lasciare il cesto con le ciociole sulla tavola anche dopo il banchetto per consentire ai defunti di continuare le feste con la loro famiglia.

I dolci

Dagli struffoli al raffiuolo, dai susamielli ai mustaccioli sono tanti i dolci napoletani che simboleggiano il Natale. Ognuno di questi ha il suo significato, il suo rito di preparazione e di assaggio, ma la cosa più importante è che nulla può rendere meglio l’idea di festa più di un goloso dolce. C’è bisogno di altre scuse per rispettare questa tradizione e passare al dessert?

minestra maritata

‘A Menesta ‘Mmaretata

Nata dal matrimonio, da cui prende il nome, tra verdure di ogni tipo e carne la minestra maritata, in napoletano “menesta ‘mmaretata”, viene tradizionalmente consumata nel pranzo del giorno di Santo Stefano, il 26 dicembre. Non è raro, tuttavia, che molte famiglie non aspettino così tanto servendola anche a Natale. Come dar loro torto?

La tradizione più importante

Il presepe è un rito secolare, il capitone è devozione, i dolci danno gusto alle feste, ma non bisogna dimenticare mai l’unica tradizione che deve essere assolutamente rispettata: passare il Natale con chi si ama. Non importa in quanti, se una tavola per due o per 20, chi ha fatto meglio gli struffoli o se il bambinello è stato messo sul presepe. Il Natale, come qualunque altra festa, è fatto dalle persone e dall’amore che le lega. Se c’è pace e gioia in casa anche senza capitone il male scompare e senza ciociole i cari estinti potranno sempre festeggiare insieme a chi li ricorda con un sorriso.

Buon Natale!


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI