Napoli – La Cappella Pappacoda, in Largo San Giovanni Maggiore, nei pressi di Palazzo Giusto, sede dell’università Orientale, è un rarissimo esempio di architettura gotica che rischia di scomparire definitivamente. È uno dei tanti tesori di Napoli abbandonati e con un altissimo rischio crollo secondo gli esperti del Comitato Portosalvo.
Antonio Pariante ha segnalato ai Carabinieri già nel maggio scorso la situazione: “Noi siamo sicuri che il portale potrebbe presto crollare se non si interviene in tempi brevissimi. Rispetto alla scorsa primavera la situazione si è molto aggravata e tutta la facciata si sta deformando. Basta mettere a confronto le foto e guardare la linea orizzontale della cancellata: il portale si sta inclinando a sinistra. Noi non vogliamo creare allarmismi ma dobbiamo ribadire con forza il nostro appello, alle istituzioni preposte, affinché intervengano subito”. Anche l’istituto Orientale ha dichiarato il sito inagibile, spostando le sedute in un’altra sede.
L’architetto Vincenzo Giunta, consulente tecnico del Comitato ha effettuato un sopralluogo durante il quale sono state rilevate alcune criticità sulla facciata principale e laterale del monumento patrimonio dell’Unesco come del resto l’intero centro storico di Napoli. Durante il sopralluogo è stato realizzato anche un dossier fotografico che verrà inviato all’Unesco e al ministero dei Beni culturali. “Credo sia necessaria una immediata verifica sulla staticità e sugli eventuali movimenti in atto che possano pregiudicare l’integrità del portale rinascimentale e dell’intera struttura” spiega l’architetto.
La Cappella Pappacoda
La cappella Pappacoda costruita nel 1415, su commissione di Arturo Pappacoda, consigliere di re Ladislao I d’Angiò ed esponente di una delle famiglie nobili più importanti della Napoli di quell’epoca. Diverse le ristrutturazioni che interessarono la struttura negli anni e questo comportò numerose perdite di opere d’arte. Nel 1772 fu effettuato l’intervento più invasivo su richiesta di Giuseppe Pappacoda, discendente della famiglia angioina, che ridisegnò l’interno adattandolo ad uno stile classico romano. Furono inoltre cancellati gli affreschi alle pareti e inserito un altare in marmo su cui venne posta una tela della scuola di Francesco Solimena, raffigurante San Giovanni Evangelista. La chiesa si presenta con i suoi toni del giallo del tufo ed il bianco dei marmi del portale gotico (opera di Antonio Baboccio da Piperno, autore di sepolcri a Santa Chiara e San Lorenzo maggiore).
Come riportato da Il Corriere del Mezzogiorno, l’ultimo difensore della Cappella è stato Antonio Spinosa che nel 1990, all’epoca soprintendente, fece costruire a sorpresa un muro davanti all’ingresso del monumento. Dopo un anno Spinosa decise la chiusura del sito in seguito all’ennesimo furto, e sopratutto perché non riusciva a prendere una decisione su chi dovesse occuparsi della Cappella. L’ultimo furto che fu fatale per la decisione della chiusura della cappella fu di due piccole sculture che si trovavano sulle guglie laterali del frontone. Negli anni è stato saccheggiato di ogni cosa, come un bassorilievo.