Napoli – Carnevale è per antonomasia la festa degli eccessi: è la stessa tradizione cristiana a volerlo tale. Cade infatti il martedì prima dell’inizio della Quaresima, periodo in cui i fedeli dovrebbero osservare il digiuno o comunque astenersi dai vizi. Per questo motivo a Carnevale si saluta con una grande festa ogni tipo di divertimento e si cerca di appagare per l’ultima volta la golosità.
Il nome stesso deriva dal latino “Carnem levare” (togliere la carne), proprio per il fatto che essendo l’ultimo giorno in cui si potrebbe consumare andrebbe cucinata tutta la carne avanzata. Si racconta che ai tempi dei Borbone in ogni zona di Napoli venissero costruite enormi strutture contenenti tagli di carne che tutto il popolo poteva prendere e portare a casa, dei veri e propri alberi della cuccagna.
Oggi il periodo di Quaresima non è osservato più con tutte queste restrizioni, ma a Napoli il Carnevale resta sempre caratterizzato da tradizioni secolari. Queste le più amate:
Maschere
Da sempre mascherarsi è stato il simbolo del Carnevale per i bambini e anche per molti adulti: del resto un tempo erano i nobili i principali “fedeli” di questo rito. Una maschera rappresenta un modo per uscire dalla propria quotidianità, un pretesto per poter essere per un giorno qualcun altro, una persona che può permettersi ogni divertimento per poi ritornare alla tranquillità. Per i bambini è semplicemente la gioia di trasformarsi nel proprio supereroe preferito, in principesse o animali colorati.
La fantasia dei napoletani in questa tradizione ha modo di esprimersi in tutta la sua forza: non è difficile trovare bambini travestiti da politici, VIP o persino personaggi mediatici. Purtroppo, però, alcune volte i genitori si lasciano prendere la mano ed il risultato può diventare grottesco e di cattivo gusto con piccoli trasformati in assassini visti in TV o personaggi famosi che poco si adattano alla loro infantile innocenza.
Passeggiata in costume
Questi pargoli agghindati dovranno pur farsi vedere nei loro costumi sgargianti e giocare con gli amici mascherati. Alcune scuole organizzano una mattinata apposta per questo il martedì di Carnevale, oppure ci sono eventi simili organizzati da privati, ma la sfilata principale avviene la domenica immediatamente precedente. Strade, ville comunali e piazze si riempiono di coriandoli, stelle filanti e, soprattutto, bambini divertiti. Negli ultimi anni è facile vedere bimbi travestiti anche settimane prima: del resto, per quanto costa un costume fatto bene è un peccato indossarlo una sola volta.
Scherzi
“A Carnevale ogni scherzo vale” dice il tradizionale detto. Un modo come un altro per seguire la scia dell’eccesso. Tuttavia ci sono scherzi e scherzi: le burle sono divertenti, come è divertente vedere bambini che si tirano coriandoli di carta l’un l’altro o si raccontano frottole. Non è divertente, invece, vedere piccoli in lacrime perché il loro costume è stato sporcato da uova rotte tirate da bulletti che approfittano del citato detto per sfogarsi. Quindi gli scherzi son belli e tradizionali, ma nel limite del rispetto.
Funerale di Carnevale
La tradizione che maggiormente rappresenta questa festa a Napoli è sicuramente il “funerale di Carnevale”. La personificazione della celebrazione è, in genere, un uomo grasso e felice dedito ai piaceri della carne, che muore solitamente per aver mangiato troppo. Durante la particolare processione un fantoccio raffigurante la salma di Carnevale viene portato per la città a bordo di un carretto ricoperto da ghirlande di salumi: il popolo intorno intona canti funebri misti a urla festose.
Il funerale di Carnevale è un rito di passaggio dal vecchio e nuovo anno che serve a propiziare l’abbondanza, ma è anche il simbolo dell’alternanza fra vita e morte, piacere e sofferenza, eccesso e moderazione. Dalla tragedia di Carnevale, dai lamenti del suo corteo funebre, i napoletani ritrovano l’importanza di essere ancora vivi e poter ancora godere di ogni cosa.
Lasagna
A Carnevale la regina delle tavole napoletane è senza ombra di dubbio la lasagna. Nessun piatto potrebbe rappresentare meglio l’opulenza e l’eccesso che questa festa deve trasmettere. Dentro c’è ogni ben di Dio, come sappiamo: latticini, pasta, salsa, pepe, polpette, carne macinata e chi più ne ha più ne metta.
Chiacchiere e Sanguinaccio
Venendo ai dolci, invece, abbiamo le tradizionali chiacchiere da immergere in un bel po’ di sanguinaccio, rigorosamente tenuto in un bicchiere. Le prime sono straccetti d’impasto fritti, o in alcuni casi anche al forno, e ricoperti da zucchero a velo. Esistono in tutta Italia e cambiano nome di regione in regione. Il sanguinaccio è una crema a base di cioccolato la cui ricetta varia di casa in casa: chi mette pezzi di cioccolato, chi canditi, chi un liquore, chi un altro, a chi piace più liquido, a chi più “colloso”.
Un tempo questa crema veniva realizzata con l’aggiunta di sangue di maiale ed è proprio questa sua particolarità a renderla il dolce tipico del Carnevale. L’antica ricetta è l’esempio del fatto che del maiale non si butti via niente e che ogni parte possa essere riutilizzata in cucina.