Il teatro di Corte della Reggia di Caserta nacque per volere del re. La sua architettura è ispirata a quella del rivoluzionario Teatro di San Carlo di Napoli. Fu uno dei primissimi teatri con forma a ferro di cavallo. Questa tipologia dà una migliore acustica e visibilità, ma a differenza del San Carlo, la struttura interna è totalmente differente, e per alcuni versi perfino migliore.
Entrambi i teatri rivoluzionarono l’architettura teatrale, in quanto furono i primi al mondo ad avere quella particolare forma. Tale struttura, è definita “Teatro all’italiana”, sarebbe più corretto però definirla “Teatro alla napoletana” visto le origini partenopee. Questo tipo di architettura divenne subito standard per tutti i teatri mondiali, e decretò l’abbandono della classica struttura rettangolare con le gradinate.
Il teatro di corte tra l’altro non era previsto nel progetto originario del palazzo, infatti non si trovano informazioni relative all’edificio né nei primi disegni preparatori del Vanvitelli, né nelle prime tavole della prima edizione della Dichiarazione. Quindi la sua costruzione iniziò nel 1756, tre anni dopo l’inizio dei lavori per la reggia. I lavori di decorazione impegnarono molto più tempo del previsto, in quanto l’architetto stava contemporaneamente supervisionando la costruzione della Reggia di Caserta, dell’acquedotto Carolino e di altri edifici.
Il teatro è situato nella parte occidentale del palazzo, ed ha quattro ingressi: uno riservato al re ed alla corte, due laterali con scale a chiocciola per il pubblico ed un altro per gli artisti ed i macchinari tecnici, situato alle spalle del palcoscenico collegato direttamente con l’esterno. Il teatro di corte ha la forma a ferro di cavallo, occupa i primi due livelli del palazzo e dispone di 41 palchi disposto su cinque file ed un palco reale. I palchetti sono stati decorati da Gaetano Magri con puttini, corone di foglie, fiori e conchiglie.
I palchetti sono delimitati da colonne. Il palco reale ha un’altezza pari a tre file di palchetti, ed è sormontato da una grande corona – opera di Gaetano Magri – sostenuta dalla Fama che suona la tromba e da un ricco drappeggiato di cartapesta, che grazie al recente restauro è stato riportato all’originario colore azzurro con gigli dorati tipico della dinastia dei Borbone, dopo che in epoca Savoia era stato ricoperto di un rosso carminio. La volta è suddivisa a spicchi separati da costoni tutti confluenti verso il centro del soffitto.
Il soffitto, interamente affrescato da Crescendo La Gamba, è composto da un affresco centrale raffigurante “Apollo che scaccia il pitone”, una figura allegorica utilizzata per rappresentare il “re Ferdinando che calpesta il Vizio” la cattiveria, il male. Gli altri affreschi della volta raffigurano ne nove elementi della natura. Il proscenio ha su entrambi i lati due colonne con al centro una statua, rappresentanti rispettivamente Orfeo ed Anione, e su colonne si pone l’arco scenico.
Il lavori del teatro furono conclusi nel 1768, il teatro di corte fu inaugurato nel carnevale del 1769 dalla giovane coppia reale, Ferdinando e Maria Carolina, alla presenza di tutta la nobiltà napoletana, e fino al 1798, vide un calendario di avvenimenti denso di impegni, che andavano dalle feste da ballo, alle rappresentazioni teatrali e musicali. Una notevole collezione di libretti d’opera, oggi conservata nella biblioteca palatina situata negli appartamenti reali, testimonia l’amore per la musica di entrambi i sovrani, cosa dimostrata anche dal fatto che la maggior parte delle opere del Teatro San Carlo di Napoli erano continuamente replicate alla Reggia di Caserta. Come detto precedentemente il Teatro di Corte si rifà al San Carlo di Napoli, ma la suddivisione degli spazi è assolutamente innovativa.