“Maie niente camparrà pe’ ssempe: ‘o sole ca ncielo sbrennette, torna a se stutà a mmare, ammanca ‘a luna, ca chiatta e tunnulella fuie, e ‘a tempestata ‘e viento spisso se fa comme ‘o sciatillo doce…“.
E’ la traduzione in lingua napoletana di Carlo Avvisati, del testo del graffito rinvenuto nel secolo scorso da Matteo della Corte. Il graffito in latino si trova sulla parete della Bottega di Successus in via dell’Abbondanza a Pompei: “Nihil durare potest tempore perpetuo: cum bene sol nituit, redditur Oceano, decrescit Phoebe, quae modo plena fuit, ventorum (alcuni epigrafisti riportano Venerum) feritas saepe fit aura levis…“.
In italiano può essere tradotto così: “Nulla può durare in eterno: il sole che già brillò, torna a tuffarsi nell’oceano, decresce la luna che già fu piena, la violenza dei venti spesso diventa lieve brezza…“. Questo è senza dubbio uno dei graffiti più poetici mai rinvenuti a Pompei, che tradotto in napoletano si carica di ancor più bellezza.
Non è la prima iscrizione che viene tradotta in napoletano, infatti il Parco archeologico di Pompei ne sta pubblicando sui social uno ogni quindici giorni circa.