La festa del santo patrono di Pagani, Alfonso Maria de’ Liguori, si festeggia tra la fine di luglio e i primi di agosto. Il periodo clou è il 1 agosto, la ricorrenza della morte di S.Alfonso Maria de’ Liguori. Perché Alfonso è il patrono di Pagani quando poi nacque e visse per un bel po’ di tempo a Napoli? La risposta va ricercata nel luogo in cui visse i suoi ultimi anni di vita, nella sua casa a Pagani.
Conosciamo meglio le gesta di questo singolare personaggio. Diventa difficile delineare un personaggio a tutto tondo come sant’ Alfonso, una personalità apprezzata anche dal filosofo Benedetto Croce:
«… Simpatico santo napoletano».
Considerando la sede, mi limiterò a descrivere alcune parti focali della vita di Alfonso.
Nacque nel 1696 a Marianella da Giuseppe de’ Liguori e Anna Cavalieri. L’istruzione di Alfonso fu incentrata nella sua casa a Napoli da ottimi maestri. Diversi soggetti lo stimolarono ai precetti cattolici, la madre gli instillò soprattutto l’amorevolezza nei riguardi della Madonna e Gesù. Questo sentimento se lo porterà dietro per tutto l’arco della vita.
All’età di 12 anni s’iscrisse all’università, poi all’età di 14 anni divenne cavaliere del seggio di Portanova. La famiglia de’ Liguori da anni ottenne il sedile di Portanova. All’età di 16 anni il giovanre ragazzo si laureò in Diritto, poi poté occuparsi pienamente nel suo mestiere di avvocatura ai 18 anni. La tradizione vuole che Alfonso non perdesse mai una causa nei tribunali di Napoli.
La sua vita fu stravolta da una causa, la corruzione prevalse sulla giustezza tanto da indurlo alla sconfitta. La scoperta di questo sottobosco dominata dalla falsità e la corruzione divenne il pretesto per abbracciare una nuova vita nel farsi prete.
Tra le diverse congregazioni cui prese parte, ci fu l’attiva partecipazione alle tante missioni offerte dalla congregazione delle Apostoliche Missioni. Una in particolare a Scala, scaturì la necessità da parte di Alfonso di creare un nuovo istituto del SS.Salvatore.
Il secolo dell’Illuminsimo fece primeggiare la ragione a scapito della fede tanto da inferire un pesante colpo alla Chiesa cattolica. A peggiorare le cose non vennero viste di buon occhio i tantissimi ordini religiosi poco inclini ai loro doveri.
Alfonso comprese la necessità di far sentire in maniera più concreta l’operato degli uomini di Chiesa nei riguardi dei fedeli. Iniziò con le riunioni serali nelle cappelle serotine a Napoli, poi con la nuova congregazione si occupò di quei luoghi rurali del Meridione avvolti ancora dalla magia e superstizione. Mise il suo sapere al servizio degli abbandonati: uomini e donne di bassa estrazione sociale. Secondo Giuseppe Galasso, il metodo evangelizzatore di Alfonso si basò nel seguente modo:
«sulla correzione più che sulla conversione, sulla educazione più che sulla repressione, in grado di fornire una “risposta globale” sia sul piano pastorale, che su quello devozionale, alle contraddizioni ed alle lacerazioni aperte dal cattolicesimo post-tridentino».
Utilizzò diverse armi per evangelizzare e moralizzare gli abbandonati con le immagini, canzoncine, i suoi scritti. Lo stesso Alfonso operò alcuni disegni, che servirono soprattutto a persuadere gli analfabeti.
Tra le sue oltre 50 canzoncine che scrisse, non si può non citare “Tu scendi dalle stelle”. In un capitolo del testo “Canzoniere Alfonsiano” di Oreste Gregorio, si legge che la canzoncina fu ideata durante la missione a Nola nel dicembre del 1755.
Alfonso stilò circa 111 testi che spaziarono sulle più disparate tematiche: ascetico, dommatico e morale. I testi, per la maggiore, vennero scritti in maniera molto semplice per essere alla portata di tutti.
Le case costruite in alcuni luoghi delle missioni furono edificate sostanzialmente nelle periferie. I padri missionari riscontrarono non poche difficoltà quando si spostarono da un posto all’altro. I potentati locali e i prelati dominarono in quelle piccole realtà territoriali. La fama che ottenne la congregazione spesso divenne motivo di lunghi scontri con i personaggi del posto, nei casi più gravi furono vincolati ad abbandonare le loro case.
La vita comune in congregazione venne scandita senza una vera regola scritta, ma oralmente. Dopo un po’ di tempo, il 25 febbraio 1749 Papa Benedetto XIV approvò la regola. La congregazione visse ancora momenti d’instabilità, poiché la regola dovette ottenere anche il consenso della monarchia dei Borbone; Alfonso non riuscì a ottenere delle risposte positive.
Nel 1762 divenne, per suo dispiacere, vescovo di S. Agata de Goti. La sua scontentezza dipese dal generale lassismo di cui vantarono i vescovi. Alfonso restituì la vitalità cattolica nella sua diocesi.
Oramai anziano, pieno di dolori, incurvato, si spogliò delle vesti da vescovo per ordine papale nel 1772, per cui ritornò nella casa a Pagani, quale governo generale dei redentoristi dal 1751. Nella casa risedette al secondo piano ed ebbe a disposizione due semplicissime stanze.
Il ministro dei Borbone, Bernardo Tanucci diede filo da torcere ai religiosi nel Regno delle due Sicilie, in particolare ricordiamo l’espulsione dei gesuiti. In seguito ad alcune peripezie subite anche dalla congregazione dei redentoristi, Alfonso riuscì a convincere al monarca di far riconoscere la nuova regola, dopo 40 anni di inutili convincimenti. Questa scelta non fu accolta benevolmente dal Papa, infatti, non riconobbe le case dei redentoristi nel Regno delle due Sicilie.
Alfonso non riuscirà a vedere la sua congregazione rinsaldata, perché si spense nell’anno 1787, gli ultimi oggetti che brandì furono il crocefisso e lo scapolare di Maria. Alfonso spirò a 90 anni, 10 mesi e 1 giorno.
Nel 1839 fu dichiarato santo e riconosciuto tra i dottori della Chiesa nel 1871 da papa Pio IX, perché scrisse un testo dal titolo “Theologia Moralis” e fornì degli ottimi insegnamenti di teologia morale, che espresse chiaramaente la dottrina cattolica. Pio XII lo dichiarò patrono dei confessori e moralisti nel 1950.
Fonti documentarie:
Domenico Capone, Il volto di Sant’Alfonso nei ritratti e nell’iconografia, Roma, 1954.
Gabriele De Rosa, La figura e l’opera di sant’Alfonso nell’evoluzione storica, , Roma, Collegium S.Alphonsi de Urbe, 1997.
Giueppe Galasso,Santi e santità,in ID L’altra Europa. Per un’antropologia storica del Mezzogiorno d’Italia. (nuova ed. accresciuta) , Lecce, Argo, 1997.
P.Oreste Gregorio, Canzoniere Alfonsiano, Angri, Contini, 1933
Rey Mermet, Il santo del secolo dei lumi: Alfonso de’ Liguori (1696-1787), Roma, Città Nuova, 1983.
G.Sinatore, S.Alfonso paganese per scelta, conferenza tenuta presso l’Ente per il Turismo di Salerno per il F.A.I., 9 marzo 2018.