Durante la Prima Guerra Mondiale, gli austroungarici insieme ai prussiani causavano sporadici bombardamenti strategici con aerei o zeppelin in alcune città nemiche.In Italia erano coinvolti maggiormente dai bombardamenti aerei quei paesi posti vicino al fronte.
Un caso eccezione era il primo bombardamento aereo a Napoli da parte di uno zeppelin tedesco L- 59. Il dirigibile era inserito in quell’ampio repertorio delle recenti tecnologie militare di morte impiegate durante la Grande Guerra.
Lo zeppelin era un’aeronave a involucro rigido inventata da Ferdinand von Zeppelin nei primi anni del 900. La struttura del veicolo era in alluminio, il gas veniva depositato in apposite celle mentre l’intelaiatura era in tela trattata, che sopportava le gondole dei motori congiuntamente alla navicella principale.
La ditta di Ferdinand von Zeppelin era la Luftschiffbau Zeppelin GmbH, che produrrà 119 esemplari dal 1908 al 1938.
Durante il conflitto, il dirigibile veniva utilizzato in qualità di veicolo militare. L’aeronave non vantava dei grandi precedenti in battaglie, perché vulnerabile alle cattive condizioni climatiche e la sua lentezza lo rendeva un facile bersaglio ai colpi dell’artiglieria nemica. Inoltre era meno efficace rispetto al pioneristico aereo da guerra.
Per evitare che la ditta tedesca andasse in banca rotta, Ferdinand von Zeppelin pensava bene di scommettere su zeppelin potenziati per il trasporto a lungo raggio di merci, persone, o come ricognitore sui mari a scovare i veicoli nemici.
Come ben sappiamo, il conflitto si estendeva anche nelle colonie dei paesi belligeranti. In Tanzania, nell’Africa Orientale, i prussiani iniziavano a subire delle pesanti perdite contro gli inglesi. C’era la necessità di aumentare la morale delle truppe coloniche tedesche attraverso i rifornimenti. Il lungo viaggio dimostrerebbe anche un’ottima connessione tra il cuore del regno Prussiano e le sue aree più periferiche. L’operazione segreta prendeva il nome di: “China Thing”.
Nasceva così lo zeppelin L-57 , che consentiva di depositare 15 tonnellate di merci . Il veicolo sarebbe partito dall’aeroporto di Jambol in Bulgaria, poi una volta giunto nella colonia doveva essere smontato giacché non ce l’avrebbe fatta a ritornare. Il tempo stringeva, le truppe coloniche si erano ritirate più a sud nel Makonde al confine della colonia portoghese del Mozambico. Prima di intraprendere il lungo viaggio, lo zeppelin doveva essere collaudato nell’aeroporto di Friedrichshafen a Jüterbog. Durante la prova prendeva fuoco, a causa del maltempo.
La ditta puntava su uno zeppelin gemello, l’ L-59. Il 3 novembre 1917 veniva trasferito a Jambol, la partenza doveva essere stabilita il 13 novembre, ma il volo troppo basso provocato dell’eccessivo carico lo costringeva a rimandare la partenza. 3 giorni dopo partiva, poi tornava nuovamente alla base per aver riportato dei danni indotti dai bombardamenti turchi. L’agognata partenza avveniva il 21 novembre.
Durante il tragitto, il veicolo presentava non pochi danni, poiché oggetto ai colpi dell’artiglieria nemica, alle avversità meteorologiche, raffiche di vento, all’eccessivo caldo africano. L’equipaggio composto di 22 membri subiva tutte le conseguenze del viaggio come la disidratazione, mal di testa, problemi alla vista, mal d’aereo.
Di stanza a Khartoum, il dirigibile riceveva un nuovo ordine da una stazione radio di ritornare alla base, dato che il nemico aveva occupato gran parte del territorio di Makonde. L’aeronave ritornava a Jambol il 25 novembre. Le buone premesse dell’operazione segreta andavano perdute, tuttavia la ditta tedesca di zeppelin poteva essere fiera, aveva fatto compiere a un dirigibile il suo primo viaggio intercontinentale.
Lo zeppelin continuava a essere operativo, il veicolo partiva la mattina del 10 marzo da Jambol e giungeva nel cielo di Napoli verso l’1 del mattino. Gli obiettivi erano l’Ilva di bagnoli, quale industria siderurgica destinate alla produzione bellica delle aziende metal meccaniche, e gli stabilimenti meccanici Amstrong di Pozzuoli, nota per la fabbricazione di cannoni dedicate alle navi da guerra.
Il bombardamento strategico si traduceva in un disastro nel colpire i bersagli. A causa di un errore di calcolo, i 6,400 kg di bombe stupide sganciate a Napoli colpivano altri obiettivi secondo il seguente ordine: Granili, Quartieri Spagnoli, Piazza Municipio, Posillipo. Il bombardamento comportava la morte di 16 civili e 30 feriti. La contraerea napoletana non sparava un colpo durante l’inaspettato attacco, perché impreparata da un raid aereo. Due giorni dopo, i napoletani omaggiavano le vittime attraverso una sentita cerimonia.
Il Ministero della guerra e il commissario per l’aeronautica esoneravano i comandanti della difesa antiaerea di Napoli, Foggia e Termoli, per non aver risposto al fuoco nemico. In seguito aprivano un’apposita inchiesta con il fine di individuare altri soggetti coinvolti.
Il bombardamento a Napoli risultava efficace nel aver prodotto una certa tensione tra gli italiani. A Roma, il sindaco era informato della nefasta vicenda, e quindi emanava dei provvedimenti a difesa della città contro un possibile raid aereo. Iniziava a farsi forte la preoccupazione che venisse bombardata anche la capitale.
Intanto l’aeronave continuava le sue operazioni ma senza coinvolgere altre città italiane. Il 17 aprile si arrestava il suo percorso schiantandosi per motivi sconosciuti nei pressi del Canale di Otranto, prima di compiere la sua missione: il bombardamento del porto di Malta.
Durante il centenario del bombardamento, gli speleologi hanno ritrovato nella Galleria Borbonica una bombarda di 254 mm destinata alla fanteria italiana al fronte. Si pensa che la Galleria in via Domenico Morelli fosse stata un deposito di armi durante la Grande Guerra. La scoperta tende a evidenziare l’importanza strategica che rivestiva la città partenopea nel rifornire di armi il Regio Esercito.
Sitografia:
https://blog.zeppelin-museum.de/2017/11/24/afrikafahrt-l-59/
http://www.treccani.it/vocabolario/zeppelin/
http://www.lorenzograssi.it/index.php/2018/03/11/il-primo-allarme-a-roma/