La tomba è sempre considerata l’ultima dimora, l’ultimo posto in cui tutti, per quanto triste sia, riposeremo in pace. Tuttavia non è propriamente così ed anche in questo domicilio finale c’è un trasloco. Generalmente la salma, quando non viene cremata, viene inumata: sepolta sotto terra e coperta da una lapide. Dopo circa cinque anni, però, i resti vengono “riesumati”, quindi disseppelliti, e spostati in una nicchia.
L’usanza della “seconda sepoltura” o “riesumazione” è un fenomeno diffuso in tutta Italia e, principalmente al Sud. Le motivazioni, più che spirituali, sono logistiche: con l’aumentare di defunti in una determinata zona e lo spazio limitato coperto dai cimiteri sarebbe impossibile mantenere tutte le salme in terra, dove occuperebbero una superficie fin troppo estesa. Quindi si preferisce trasferirli, quando possibile, in nicchie sopraelevate in modo da coprire spazi maggiori e creare nuovi spazi per futuri trapassi.
Il lasso di tempo di cinque anni è legato al processo di decomposizione del cadavere. Prima di questo periodo, infatti, molti tessuti non si sono ancora distrutti ed alle ossa potrebbero essere ancora attaccati brandelli di carne. Nonostante questa premura è sempre possibile che restino capelli sui crani o che lo stato di conservazione abbia lasciato integre alcune parti. Generalmente, in quest’ultimo caso, bisognerebbe rimandare.
Le ossa vengono poi raccolte in una piccola bara, generalmente di ferro, e depositate nella nicchia, di solito contenente più morti della stessa famiglia. Qui, finalmente, la salma troverà la sua ultima destinazione diventando cenere.
Come abbiamo visto si tratta di un processo quasi meccanico, ma in molti paesi meridionali tale procedura diventa un vero e proprio rito. In ogni caso qualche familiare deve essere presente durante la riesumazione, almeno per confermare l’identità delle ossa. Poi il cadavere va pulito dai resti di vestiti ancora addosso e va sempre controllato che gli averi con cui, eventualmente, era stato sepolto siano ancora con lui.
In alcuni casi le ossa vengono pulite prima di essere deposte nella nuova bara, in altri, in modo meno delicato, vengono segate se occupano troppo spazio. Spesso la nuova bara viene trasportata con una piccola processione all’interno del cimitero, come delle nuove esequie. Un modo per accompagnare ancora una volta, un’ultima volta il caro estinto.
Come abbiamo detto, quest’usanza assume connotati sacri principalmente al Sud ed, in particolare, in Campania. Questo perché il nostro popolo ha attribuito anche un significato spirituale al procedimento. In particolare, il periodo che il defunto trascorre sotto terra viene rapportato alla permanenza della sua anima nel Purgatorio.
In questi cinque anni, quindi, la famiglia deve essere più presente con preghiere e visite al cimitero per favorire l’ascesa al cielo del caro estinto. La “riesumazione” ed il passaggio nell’ultima e definitiva dimora rappresenta, di conseguenza, anche la fine del viaggio dell’anima. Anche la famiglia, dopo tale adempimento, è più libera e può devolvere le sue preghiere ad altri fini (o, forse, essendo le nicchie in alto è solo più difficile portare fiori).
Fonte: paleopatologia.it