Franca Viola: rifiutò di sposare il suo stupratore e liberò le donne italiane


Oggi si parla tanto, troppo, di femminicidio, di violenza sulle donne, di abuso sessuale. Purtroppo, questi casi sono ancora all’ordine del giorno nonostante l’impegno di Governi e dell’interesse di tutta la società a tale problema. Una situazione drammatica, ma c’è stato un tempo in cui tutto questo non avrebbe fatto rumore, un tempo in cui la donna era poco più di una merce di scambio, un oggetto senza diritti e volontà: se oggi tuteliamo la donna in Italia, è perché, solo pochi decenni fa, una ragazzina di 17 anni disse il “no” più pesante ed importante della sua vita.

Franca Viola nacque ad Alcamo, in provincia di Trapani, il 9 gennaio del 1948. Di famiglia contadina, Franca si fidanzò a 15 anni con Filippo Melodia, giovane rampollo di una ricca famiglia locale e nipote del boss mafioso Vincenzo Rimi. Il fidanzamento fu ben visto dalla famiglia Viola che scorse nella ricchezza di Melodia un vero e proprio riscatto sociale. A quei tempi, una ragazza italiana di umili origini poteva sperare solo in un buon matrimonio e, in questo caso, era eccellente.

Filippo Melodia, però, seguì le orme di famiglia e fu presto arrestato per furto ed appartenenza ad una banda mafiosa. Fu allora che Bernardo Viola, povero, ma dignitoso e rispettoso della legge, sciolse fidanzamento della figlia. Questo gesto fu preso come affronto dai Melodia, che in ogni modo provarono ad intimorire la famiglia Viola: il loro casale ed il vigneto vennero dati alle fiamme, mentre lo stesso Bernardo venne minacciato con una pistola alla tempia. L’uomo, però, con fierezza non cedette la figlia.

Quando Melodia uscì di prigione decise di prendere Franca contro la volontà della ragazza e del padre. Il 26 dicembre del 1965, con l’aiuto di dodici amici, fece irruzione nella dimora dei Viola devastandola, aggredì la madre che si mise in mezzo per difendere la figlia e rapì Franca ed il fratellino di soli 8 anni. Il bambino venne rilasciato poche ore dopo, ma alla ragazza toccò una sorte ben peggiore.

Franca venne violentata ripetutamente, torturata, lasciata a digiuno e rinchiusa in un casolare in campagna per 8 giorni. Il giorno di Capodanno, i parenti di Melodia contattarono Bernardo Viola chiedendogli un incontro per la “paciata”. Al tempo, si riteneva che una donna che fosse stata vittima di una simile azione non avrebbe mai più trovato un marito, poiché considerata violata, impura.

Inoltre, l’articolo 544 del codice penale, recitava: “Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530 (lo stupro ndr.), il matrimonio, che l’autore del reato contragga con la persona offesa, estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali”. Era il cosiddetto “matrimonio riparatore”. I Melodia proposero ai Viola tale soluzione: Filippo non sarebbe stato responsabile per l’atroce stupro e Franca avrebbe avuto comunque un marito, nonostante la sua condizione di “donna impura”.

Bernardo Viola finse di accettare, ma all’incontro con i Melodia, il 2 gennaio del 1966, si presentò insieme alla polizia. Gli agenti fecero irruzione nel casale, liberarono Franca ed arrestarono Filippo Melodia ed i suoi compari. Il processo fu lungo e complesso: la difesa di Melodia sosteneva che la ragazza fosse consenziente e che lo stupro fosse stata la classica “fuitina” fatta per mettere i genitori sul fatto compiuto, mentre Franca continuò imperterrita a denunciare le violenze ed a negare il matrimonio riparatore.

Melodia venne condannato a 10 anni di carcere: due anni dopo la sua scarcerazione, il 13 aprile del 1978, venne ucciso da ignoti nei pressi di Modena a colpi di lupara. L’articolo del codice penale che prevedeva il matrimonio riparatore, invece, fu abrogato solo nel 1981, mentre lo stupro sarà inteso dal nostro ordinamento come reato contro la persona e non contro la pubblica morale solamente nel 1996.

Per quanto riguarda Franca, divenne in Sicilia, prima, ed in Italia, poi, il simbolo della presa di coscienza delle donne: quel “no” di una ragazzina diede coraggio alle italiane, insegnò loro ad avere una volontà e come farla rispettare, ad alzare la testa contro i soprusi. Nel 1968, due anni dopo il rapimento, Franca sposò l’amico d’infanzia Giuseppe Ruisi. La ragazza era inizialmente restia al matrimonio, per paura che i Melodia facessero del male allo sposo. Inamovibile, Giuseppe le disse solo “Meglio vivere dieci anni con te che tutta la vita con un’altra“.

Oggi, Franca Viola vive ancora ad Alcamo con due figli e due nipoti. “Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto – raccontò in un’intervista a Riccardo Vescovo – solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l’ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori.”

Fonti:
– Franca Viola su Enciclopedia delle Donne


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