Chiunque abbia passeggiato almeno una volta nelle campagne di Sant’Agata de’ Goti sicuramente è rimasto folgorato dalla bellezza e dall’improvvisa scoperta sul suo cammino del cosiddetto Lavatoio Reullo.
Il lavatoio è stato costruito tra le rovine di un antico monastero e ancora oggi le donne lo usano per lavarci le coperte alla maniera antica.
Secondo fonti storiche datate al 1788 di Fileno Rainone, all’incrocio tra il fiume Isclero e i torrenti Riello e Martorano si trovava una fontana, trasformata più tardi in lavatoio e composto da vasche in pietra di varia grandezza piene d’acqua sorgiva.
Davanti al lavatoio si trova un arco ogivato realizzato in conci di tufo giallo e grigio legato a resti di una costruzione pertinente alla zona chiamata negli annali Parrocchiali “All’Arco” ed esistente già nel Trecento.
La costruzione esterna, databile al medioevo, è a pianta quadrata con un ingresso ampio coronato da un arco. Le pareti recano tracce di un solaio di copertura in legno, scomparso già nel ‘700. Il lavatoio Reullo è coperto da due impluvi in legno, sorretti da pilastri. Si compone di tre vasche rivestite in pietra e comunicanti tra loro. La più grande attinge l’acqua dalla sorgente ed è situata a quota inferiore rispetto al piano di campagna della struttura esterna che lo contiene.
Il lavatoio Reullo è la più interessante delle strutture di Sant’Agata de’ Goti, la zona circostante è ricca di sorgenti d’acqua e vicina al fiume Isclero. Esso testimonia la vita e la cultura locale, esempio emblematico di architettura d’acqua. Altri lavatoi sono i cosiddetti lavatoi “Bocca e Riello” dove confluiscono ricche e fresche sorgenti d’acqua, che vanno ad alimentare il ruscello del Riello.
Lungo il corso del fiume Isclero ci sono molte cascatelle e bacini che fino a poco tempo fa erano utilizzati come piscine naturali dove bagnarsi e rinfrescarsi nel periodo estivo.
Inoltre la fascia fluviale è ricca di siti archeologici: infatti ci sono stati molti ritrovamenti di oggetti risalenti ad epoca preromana. Celebre è il vaso di Asteas del IV secolo a.C. che raffigura “Il ratto d’Europa” cioè il momento fondatore dell’identità europea.
Fonte:
www.fondoambienteitaliano.it
Rosanna Biscardi, L’Arco in fondo alla valle: il mistero architettonico di Sant’Agata de’ Goti, Napoli, Cervino editore, 2015