Fatti salvi i classici e immancabili mercatini natalizi, sparsi un po’ ovunque sul territorio nazionale, infatti, per il resto sono notevoli le differenze tra settentrione e meridione circa i preparativi e lo svolgimento delle festività natalizie.
AVVICINAMENTO AL NATALE
Natale non è, infatti, solo il 25 dicembre, ma è un periodo di attesa (per la nascita di Gesù) e di atmosfere che generalmente prende abbrivio dall’Immacolata o giù di lì, con differenze sostanziali anche in questo caso. Il giorno in cui si addobba la casa e la predilezione per l’albero o il presepe sono, infatti, un primo saggio della variegato Natale che si celebra in Italia. Ma le tradizioni regionali vanno anche ben al di là dell’albero e del presepe.
In Piemonte, ad esempio, l’adorazione popolare di Gesù è piuttosto sentita e viene messa in scena con le rappresentazioni dei presepi, che prendono il nome di Pastour: personaggi recitano in dialetto alessandrino e mescolano il testo sacro con scherzi e battute. In Lombardia, invece, il culto è quello del panettone, e non è raro che le iniziative rendano omaggio all’amatissimo dolce natalizio; ma ormai è sempre più attesa l’installazione di un gigantesco albero in piazza Duomo. Restando sempre al nord, è genovese (ma non solo in realtà) la tradizione del ceppo di Natale: viene fatto bruciare nei camini delle case liguri, in onore ad una antica tradizione risalente al periodo delle Signorie e delle Repubbliche Marinare.
Il sud vede la città di Napoli stravincere nella preparazione del presepe (che può dirsi anche presepio). Le botteghe di Via S. Gregorio Armeno ospitano dal Seicento i maestri presepiai più rinomati. Furono proprio loro che iniziarono ad inserire la Natività in sceneggiature di vita quotidiana, con personaggi riconducibili alla vita di tutti i giorni. Esistono persino delle regole ineludibili per realizzarlo a regola d’arte. In Basilicata invece sono maestri di luminarie e scenografie, e sono molto molto affezionati ai falò di Natale. La tradizione degli zampognari raggiunge la Sicilia, dove c’è addirittura una manifestazione dedicata all’assegnazione del premio Zampogna d’Oro.
CENA O PRANZO DI NATALE?
Giunta poi la fatidica data della nascita di Gesù, non si ha nemmeno il tempo di sedersi a tavola, che partono nuovamente ulteriori notevolissime differenze: la grande abbuffata la si fa alla Vigilia (il 24) o il 25 (Natale)?.
Al sud non fanno offendere nessuno dei due giorni e imbandiscono un tour de force che prosegue addirittura sino al giorno di Santo Stefano (come a voler condividere con lui un martirio, anche se ben diverso). Al nord, invece, è il pranzo di Natale a farla da padrona.
IL MENU’
Al sud durante la cena della vigilia domina il pesce, uno o due primi sempre di mare, e poi capitone e baccalà fritto o al forno. Il secondo round vede sul tavolo-ring torte salate, verdure miste, dolci tipici e frutta fresca e secca. Il 25, invece, solitamente ci si concentra sulla carne con un ragù, con cui condire pasta fresca,; e poi arrosto, agnelli, capretti, dolci e dolcetti.
Il menu del 25 al nord (e anche in buona parte del centro) è dedicato principalmente agli antipasti: paté, insalata russa fatta in casa, giardiniera e gelatine, gamberetti in salsa rosa. Il primo è raffinato, con agnolotti del Plin, casoncelli o cappelletti in brodo, bolliti vari con salsa verde. Si chiude con frutta secca e panettone o pandoro.
LO SCAMBIO DEI DONI
Il vero gran finale, però, è sicuramente lo scambio dei regali. Al sud, spesso, avviene già la sera del 24, visto che ci si riunisce in massa a casa di amici e parenti; al nord, invece, i regali si scartano rigorosamente sotto l’albero la mattina del 25, in maniera più raccolta ma comunque festante.