‘O juoco d”a setella: l’arte divinatoria napoletana che smascherava ladri e assassini


Se l’occasione fa l’uomo ladro, la divinazione lo smaschera. Questo in sostanza il fondamento alla base del cosiddetto juoco d”a setella, “gioco della setella” (o della setina). Una vera e propria pratica divinatoria in auge durante il medioevo presso la città di Napoli e zone limitrofe, che il popolo credeva potesse aiutare ad individuare gli autori di furti e addirittura omicidi.

‘O juoco d’ ‘a setella letteralmente significa «il gioco della setina o staccio», in quanto il principale oggetto divinatorio per officiare il rito era un pezzetto di seta. Attorno a quest’ultimo operavano tre persone: un frate e due suoi assistenti. Questi ultimi si preoccupavano di tenere ben tesi il finissimo materiale, mentre l’uomo di chiesa lo infilzava con delle forbici. Dopodiché il frate pronunciava una serie di formule magiche e i nomi degli indiziati: se le forbici emettevano delle vibrazioni al momento in cui era stata nominata una determinata persona, allora ciò indicava la sua colpevolezza.

Questa pratica del gioco della setella non era ovviamente legale, ma in molti casi vi si ricorreva, specie se i familiari della vittima o chi aveva subito una malefatta riteneva di non aver avuto giustizia. Non solo, perché in realtà anche in alcuni verbali e sentenze medievali vi si ritrovano accenni a tali pratiche divinatorie, il che fa pensare che se non si consideravano gli esiti del rituale una prova schiacciante, almeno – in taluni casi – erano tenuti in considerazione.

E’ vero, però, anche il contrario, ovvero diversi frati furono portati a processo da persone accusate per il tramite del gioco della setella. Un gioco, se pur blando, ritenuto pericoloso in quanto affine alla stregoneria e perciò considerato punibile dall’Inquisizione del Seicento.


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI