“Al primo apparire dell’aurora del giorno 20 di gennaio dell’anno 1752, che si dimostrò così puro, e lucido, come se il cielo ancora avesse preso parte alla pubblica letizia… “.
Così Luigi Vanvitelli ricordava la posa della prima pietra e la fondazione di uno dei luoghi più suggestivi della Campania: la Reggia di Caserta. Oggi, 20 gennaio, infatti si celebra l’anniversario della fondazione del Palazzo Reale che fa invidia a mezza Europa.
Quasi trecento anni di storia tramandati di generazione in generazione. La Reggia di Caserta è la residenza reale più grande al mondo per volume e i proprietari storici sono stati i Borbone di Napoli, oltre a un breve periodo in cui fu abitata dai Murat. Dichiarata dall’UNESCO nel 1997 come patrimonio dell’Umanità, ogni anno fa registrare il boom di visitatori e non è certamente seconda in bellezza alla Reggia di Versailles.
Il palazzo fu fatto costruire per ordine di Carlo I di Borbone, al tempo Re di Napoli, nel 1752. A Re Carlo si devono importantissime costruzioni, come il San Carlo, la Reggia di Portici e di Capodimonte, che fecero di Napoli il più importante centro della cultura del tempo.
Il luogo scelto per l’allestimento del cantiere furono le campagne di Caserta. Facile da raggiungere perché non distante dalla capitale, e decisamente meno “sensibile” ad attacchi esterni che potevano giungere via mare. Dopo aver acquistato (a prezzo scontato) il terreno dal duca Michelangelo Caetani (che aveva avuto trascorsi antiborbonici) il progetto fu affidato all’allora già celebre architetto Luigi Vanvitelli.
E al genio napoletano di Lodewijk van Wittel, in arte Vanvitelli, si deve la costruzione della Reggia di Caserta e di quelle parole sulla prima pietra messa il 20 gennaio del 1752. Citazioni che è possibile trovare nel libro ‘La città reale: Caserta’ nel quale l’architetto descrive il momento.
“Al primo apparire dell’aurora del giorno 20 di gennaio dell’anno 1752, che si dimostrò così puro, e lucido, come se il cielo ancora avesse preso parte alla pubblica letizia, nel piano destinato all’edificio, comparir si videro i reggimenti di fanteria di Molise e dell’Aquila. Vari squadroni di cavalleria del reggimento del re e dragoni della regina che tutti insieme descrivevano l’ambito dei muri principali della futura fabbrica”.
Purtroppo, però, Vanvitelli non vide mai il completamento della sua opera e morì a Caserta nel 1773. I lavori continuarono con la guida di suo figlio, Carlo Vanvitelli.