“A Capua c’era una notissima scuola gladiatoria, composta da soli schiavi di grande statura e forza, che venivano addestrati per dare vita a spettacoli cruenti, dove solo chi vinceva aveva la possibilità di sopravvivere”
Svetonio (I-II secolo d.C.)
Così scriveva Gaio Svetonio Tranquillo, autore del “De vita Caesarum”, nel II sec. d. C. della scuola gladiatoria di Capua, la più importante del mondo romano insieme a quella di Roma e di Pompei. Di proprietà del lanista Lentulo Batiato divenne ancor più nota grazie alla vicenda di Spartaco, il gladiatore trace costretto a combattere all’interno dell’Anfiteatro Campano contro belve feroci e contro altri gladiatori com’era diffuso in quell’epoca per divertire popolo e aristocrazia.
Spartaco, esasperato dalle inumane condizioni che Lentulo riservava a lui e agli altri gladiatori di sua proprietà, decise di ribellarsi e nel 73 a. C. proprio dall’Anfiteatro capuano guidò la rivolta degli schiavi durante la quale altri 70 gladiatori lo seguirono fino al Vesuvio, prima tappa della rivolta spartachista.
I recenti scavi della Soprintendenza dei Beni Archeologici hanno riportato alla luce alcune strutture che potrebbero far pensare ai resti di una precedente arena risalente al II secolo a. C. Infatti è stato ormai accertato che nel piazzale antistante l’Anfiteatro sorgeva quello antico, in cui si svolgevano i “ludi publici” e nel quale si esibiva Spartaco.
La datazione dell’Anfiteatro è ancor oggi incerta, ma la maggior parte degli studiosi, sulla base di un’iscrizione rinvenuta nel settembre 1726 dal Mazzocchi, crede che il merito del rifacimento sia da attribuire alla Colonia Giulia che popolava la città di Capua, mentre l’ampliamento e l’aggiunta di un propileo adorno di statue, agli imperatori Adriano ed Antonino Pio.
L’iscrizione mutila ed integrata dallo stesso Mazzocchi è conservata oggi al Museo Campano di Capua:
[COLONIA. IV]LIA. FELIX. AVG[VSTA CAPVA]
FECIT
[DIVVS. HAD]RIANUS AVG. [RESTITVIT]
[IMAGINES. E]T. COLVMNAS AD [DI. CVRAVIT]
[IMP. CAES. T. AEL]IVS. HADRIANV[S. ANTONINVS]
[AVG.] PIVS. DEDICAVI[T]“La Colonia Giulia Felice Augusta Capua fece, il divo Adriano Augusto restaurò e curò, vi si aggiungessero le statue e le colonne, l’imperatore Cesare T. Elio Adriano Augusto Pio dedicò.”
La forma dell’edificio è ellittica, l’asse maggiore misura 170,28 metri e l’asse minore 139,92, mentre in altezza raggiunge i 46,06 metri. L’arena presenta le stesse dimensioni di quella del Colosseo ed è lunga 76,29 metri e larga 45,93. L’edificio, che servì verosimilmente come modello per l’Anfiteatro Flavio, appariva formato da tre ordini di arcate sovrapposte sormontate da un quarto piano costituito da una parete.
Le arcate del primo piano immettevano in un doppio portico aperto, sostenuto da pilastri e coperto a volte. La parete del quarto piano era decorata da lesene, e tra queste si aprivano delle finestre le quali illuminavano un corridoio che serviva per riporre il velario, impiegato per proteggere gli spettatori dal sole o nelle giornate di maltempo e maneggiato dai marinai della flotta di Baia.
La chiave di volta (concio posto al culmine di un arco o di una volta) di ogni arco era ornata da un busto a bassorilievo di divinità, come ci testimoniano i due ancora in loco raffiguranti Diana e Giunone. Statue intere si trovavano invece nei vani dei piani superiori e se ne conservano tre esposte al Museo Nazionale di Napoli: Adone o Apollo di Capua, Afrodite o Venere di Capua e Psiche.
L’arena è chiusa da un muro che sostiene il podio mentre i sotterranei, ancor oggi visitabili, assumono le sembianze di un labirinto e presentano pilastri di mattoni che sostengono le volte su cui poggia l’arena. Le belve destinate agli spettacoli gladiatori venivano trasferite, tramite un tunnel sotterraneo, dall’edificio detto Catabulum ai sotterranei.
Gli spettatori, invece, venivano ospitati nei 45.000-50.000 posti della cavea, distinta in bassa (podio), in media (gradinate di marmo) e alta.
Dopo la grande fortuna avuta in epoca imperiale, l’Anfiteatro Campano è stato oggetto di numerose ingiurie. Dall’uso, durante il medioevo, come cava di materiali per la costruzione di una moltitudine di edifici capuani, a monumento quasi dimenticato e sepolto tra le sterpaglie che lo insidiavano.
Con immenso piacere ed orgoglio, invece, possiamo oggi essere testimoni di una vera e propria rinascita grazie alle opere di valorizzazione in corso in questi ultimi anni, dai nuovi scavi nel piazzale antistante, alla costruzione di un bookshop, di una caffetteria e di un ristorante biologico.
Orari e costi
Piazza 1° Ottobre, S. Maria C.V. (CE)
Aperto dal martedì alla domenica dalle ore 9.00 ad un’ora prima del tramonto.
Biglietto cumulativo per accedere ai 4 siti del circuito “Antica Capua” (Anfiteatro Campano, Museo Archeologico dell’Antica Capua, Museo dei Gladiatori, Mitreo:
intero€ 2.50
ridotto € 1.25
Questo articolo fa parte della rubrica “Campania Felix” dedicata alle bellezze archeologiche.
Come raggiungere l’Anfiteatro Campano a Santa Maria Capua Vetere
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