Da quello traditore di Giuda a quello galeotto di Paolo e Francesca (e di Ginevra e Lancillotto) cantato da Dante Alighieri. Quando nulla può essere più fatale di un bacio. Lo sanno bene i cittadini vissuti nel Regno di Napoli nel 1562, anno della sorprendente legge anti-bacio, facendo abbattere addirittura la scure della pena di morte su chi non avesse rispettato questo decreto regio.
Per l’esattezza era il 9 marzo 1562 quando l’allora re spagnolo di Napoli, Filippo II d’Asburgo, detto (non a caso) “il prudente” – per tramite del viceré Pedro Afan de Ribera – vietò tassativamente in tutto il Regno un qualunque tipo di bacio. Stranezza davvero inspiegabile, soprattutto se si considera la pesantissima punizione inflitta ai trasgressori: pena di morte certa.
La linea dura della legge anti-bacio però durò poco, per cui non è dato sapere in maniera del tutto ufficiale i motivi di tale rigidezza per un atto tanto spontaneo e naturale, ma due sembrano essere le ipotesi più vicine alla realtà: norma per proteggere le donne, spesso vittima di violenze; o diktat per impedire la diffusione della temutissima peste.
Per quanto concerne la prima ipotesi, va detto che nel XVI secolo non era insolito che le donne del popolo fossero vittima di molestie da parte dei più ricchi e potenti della città, o degli uomini d’affari che trafficavano nel porto di Napoli. Per cui può essere che una norma che punisse severamente chi non era certo mosso da amor cortese (per ritornare al Sommo Poeta), potesse venire in soccorso delle indifese cittadine del Regno.
Più probabilmente, però, il divieto assoluto di baciarsi fu reso necessario dalla temibile peste, che imperversava in quegli anni tra le maggiori città italiane. Essendo Napoli zona di traffici commerciali (soprattutto marittimi), in effetti era spesso oggetto delle visite di mercanti genovesi e veneziani. Ebbene, proprio a Venezia durante quell’anno si abbatté una violenta epidemia che – a un re soprannominato “il prudente” – doveva preoccupare non poco.
Purtroppo, però, a nulla valse la severa e austera legge anti-bacio, in quanto appena tre anni, nel 1565, dopo Napoli fu decimata dalla peste: ne furono vittima quasi metà dei cittadini (circa 250 mila) e circa il 60% della popolazione di tutto il Regno, per un totale di quasi 600 mila vittime. Un “girone” molto più infernale del famoso e galeotto quinto canto di Dante.