Trucco e costume nell’area Mesopotamica: i Sumeri, gli Ittiti, i Babilonesi e gli Assiri
Mar 28, 2020 - Claudia Ausilio
L’area della Mesopotamia, quella che a scuola era indicata e che tutti ricordiamo come la lingua di terra che si trovava tra i fiumi Tigri ed Eufrate, è considerata in maniera unanime la culla della civiltà occidentale, in queste aree geografiche avvengono i primi ritrovamenti scritti riguardanti molteplici discipline tra cui, ovviamente, anche la cosmesi e la moda.
Come abbiamo già accennato in precedenza, l’utilizzo della cosmesi era già noto nel periodo preistorico, ma le prime testimonianze certe si hanno proprio con la civiltà Sumera (4000-1500 a. C.). Nonostante le informazioni a nostra disposizione siano davvero limitate, è possibile affermare che questa civiltà riservava gran cura al corpo e alla cosmesi. Ma vediamo nel dettaglio cosa accadeva presso queste popolazioni, e soprattutto vediamo cosa hanno scoperto e cosa ci hanno lasciato in eredità!
La prima popolazione che prendiamo in esame sono i Sumeri, questi risulta avessero l’abitudine di utilizzare profumi, oli e unguenti emollienti a base di menta, legno di cedro, mescolati ad altri ingredienti come l’olio di mandorla o di oliva, l’olio di sesamo nonché diversi tipi di resine che fungevano da fissatori come l’opopax. Questi unguenti venivano realizzati mediante una rudimentale tecnica di distillazione che consisteva nel far macerare gli ingredienti in un contenitore pieno d’acqua e coperto con tessuti impregnati delle sostanze grasse, il tutto poi fatto bollire fino ad arrivare al prodotto finale. Altro merito che va quasi sicuramente attribuito ai Sumeri è l’intuizione di come far aderire i cosmetici alla pelle, infatti questi erano soliti miscelare sostanze grasse a pigmenti colorati con il risultato di ottenere delle paste che aderivano perfettamente alla pelle e che quindi consentivano la realizzazione del trucco. Anche l’esistenza di cosmetici per labbra è da far risalire ai Sumeri, le labbra delle donne sumere erano tinte con un prodotto che si otteneva mescolando polvere di pigmento rosso con essenza di rosa e olio di sesamo. Quanto agli occhi, invece, il trucco usato era molto intenso, lo sguardo era cerchiato e sottolineato da due linee marcate realizzate con il “bistro” o fuliggine stemperata, un pigmento organico usato in pittura di colore giallo-bruno realizzato dalla diluizione in acqua della comune fuliggine. Questa moda non solo aveva la funzione estetica di dare profondità allo sguardo, come accade ancora oggi quando sottolineiamo lo sguardo con la matita nera, ma aveva anche una funzione protettiva in quanto teneva lontano le infezioni agli occhi, le irritazioni e proteggeva dal riverbero del sole, quanto alle sopracciglia, queste erano ridisegnate unendosi al centro, moda anche questa che oggi incontriamo qua e là su riviste di moda. Ai Sumeri, inoltre, si deve anche la versione primitiva della matita per occhi, infatti pare che questa discenda dallo “stemt” ossia un composto di solfuro di antimonio e olio di sesamo applicato lungo il contorno degli occhi con un bastoncino d’avorio, in questo modo lo sguardo era molto profondo e l’occhio diveniva la porta d’ingresso verso l’anima.
Anche nel testo sumero del “Ciclo di Tammuz”, (divinità sumerica il cui culto si espanse in tutto l’oriente mediterraneo, fino alla Grecia, dove prese il nome di Adone), è espressamente riportato di come le donne amassero realizzare accurate acconciature, e usare cosmetici e profumi. Gli uomini sumeri ovviamente non erano da meno, si rasavano i capelli ma ostentavano una barba molto curata, lunga e scura che amavano lucidare applicando oli profumati. Per quanto riguarda il modo di abbigliarsi, presso i Sumeri sia gli uomini che le donne indossavano una gonna lunga e pelosa stretta in vita, realizzata in un tessuto a frange detta a falpalà, mentre il busto rimaneva scoperto. Il materiale usato per questi abiti, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non era di origine animale, tenendo conto anche del clima abbastanza caldo, ne danno conferma anche reperti rinvenuti in alcune tombe, molto probabilmente si tratta di tessuto dalla trama annodata con ciuffi di lana noto come kaunakés. E proprio per il clima, i Sumeri non erano soliti indossare scarpe, solo all’apice della loro civiltà iniziarono a indossare sandali realizzati con materiali di origine vegetale e poi in pelle.
Altra popolazione che ricordiamo sono gli Ittiti, vissuti tra il 1800-1200 a. C., anche loro avevano una grande cura del proprio corpo, non trascuravano affatto le pratiche cosmetiche per profumare, abbellire e adornare viso e corpo e a loro si deve una maschera a base di birra e sangue di cavallo. Non ci sono altre informazioni che possano darci ulteriori chiarimenti ma si può facilmente pensare che questa civiltà avesse gli stessi modi di abbigliarsi e acconciarsi dei loro vicini Sumeri.
I Babilonesi invece diedero alla cosmesi una veste filosofico-spirituale e la loro attenzione era puntata sull’universo dei profumi. Infatti questi credevano fermamente che vi fosse un nesso tra il proprio destino astrologico e le proprie capacità olfattive, e realizzavano profumi e fragranze “ad personam”, se ne deduce che l’aromaterapia non è affatto un’invenzione moderna! Le donne babilonesi di un certo rango possedevano vere e proprie tavolozze di ombretti, costituiti da polveri minerali tritate mescolate con l’acqua, i colori predominanti erano il verde, derivato dalla malachite, il rosso e il giallo entrambi derivati dall’ocra.
Gli Assiri infine, grazie alla loro regina Semiramide, profonda conoscitrice delle virtù delle piante, raccolse l’eredità della civiltà babilonese innalzandone sensibilmente il livello. Inaugurò inoltre una moda che col passare dei secoli vide le più importanti donne di potere essere protagoniste di bellezza e cultura all’interno delle proprie corti. Alla civiltà assira si deve anche l’introduzione del grasso di cavallo all’interno di alcune preparazioni cosmetiche, che veniva aggiunto al grasso di bue nella composizione degli unguenti. Anche gli uomini babilonesi si prendevano cura del proprio aspetto, e come i loro predecessori sumeri avevano barbe lunghe e scure che profumavano con oli e che per le occasioni speciali adornavano con polveri d’oro e d’argento, moda questa che è tornata in auge qualche tempo fa e che ha spopolato sui nostri tanto amati social. Inoltre a dimostrazione del fatto che nell’antichità sacralità e cosmesi viaggiavano sullo stesso binario durante le cerimonie religiose venivano distribuiti prodotti cosmetici alla folla. Queste poche righe ci hanno riportato in un’epoca antichissima, dove il culto della bellezza e della cura del corpo ha assunto un aspetto addirittura sacro, ma in fondo queste popolazioni così lontane da noi ci hanno non solo dimostrato la devozione che avevano per i loro corpi ma ci hanno fatto anche scoprire che spesso quello che crediamo moderno e all’avanguardia o addirittura creato per stupire il pubblico, ha invece radici profondissime! Dunque non mi resta che darvi appuntamento alla prossima volta con nuove scoperte!