Ci sono sapori che sono in grado di catapultarti nel passato, di rievocare i dolci ricordi dell’infanzia. E il ciù ciù è uno di questi. La dolce caramella gommosa ricoperta di zucchero tipica delle bancarelle delle feste di piazza.
Il termine in napoletano viene usato anche per dare un nomignolo affettuoso ad una persona adorabile, che significa “dolcezza”.
Il ciù ciù era una piccola caramella, grande non più di 15 millimetri di diametro, ricoperta di zucchero semolato. Poteva essere gommosa, tanto da appiccicarsi ai denti o anche croccante che quando si masticava si rompeva diffondendo in bocca tutto il suo liquido aromatico (limone, menta, fragola, ecc.), la cosiddetta “preta ‘e zuccaro“.
Il termine ciù ciù è una voce onomatopeica che deriva dal parlottìo e dalla giuggiola (pasticca di zucchero e gomma arabica derivata dalla pianta di giuggiole), una caramella gommosa che si succhia con il continuo sfregamento della lingua che ricorda appunto quello del parlottío.
Ma potrebbe derivare anche da “jujube”, colorate caramelle gelatinose al sapore di frutta, conosciute nel West America già dalla fine dell’800 e diventate poi famose in tutto il mondo.