I “Giganti di Pietra” di Campana: la Stonehenge del Sud avvolta dal mistero
Dic 06, 2020 - Michele Di Matteo
Due megaliti nel bel mezzo della Presila calabra, avvolti da un’origine ancora misteriosa. Si tratta dei Giganti di Pietra di Campana, in provincia di Cosenza, non lontano dal litorale ionico. Uno raffigura senza ombra di dubbio un elefante, l’altro un guerriero, forse. Motivazioni, funzioni, datazione e scultori di questa Stonehenge italiana sono ancora tutte da scoprire, sebbene le ipotesi non manchino di certo.
Per quanto concerne, ad esempio, l’epoca in cui sono state costruiti, tre sono le principali teorie. Secondo alcuni risalirebbero al re dell’Epiro, Pirro, giunto in Italia nel 280 a. C. per combattere i Romani al fianco dei Tarantini. Tra le sue truppe anche venti elefanti, ma difficilmente i suoi uomini avrebbero avuto il tempo di realizzare una simile opera.
Altri hanno, dunque, ipotizzato sia stato l’eroe della seconda guerra punica, Annibale, a far costruire i due megaliti, verso la fine del III secolo d. C. In effetti il condottiero romano soggiornò a lungo nel Bruttium, l’antica Calabria. Eppure qui giunse solo uno dei trentasette elefanti con cui aveva attraversato i valichi alpini. Tra l’altro sulle monete coniate durante il suo periodo vi erano raffigurati cavalli e non elefanti.
La terza e più accreditata ipotesi farebbe invece risalire la creazione dei Giganti di Pietra di Campana alla popolazione locale. In effetti l’attuale altopiano silano prima era una savana con grandi praterie, abitata senz’altro anche da elefanti, usati per la caccia e anche per l’avorio delle zanne. Per cui la rappresentazione di un uomo, detto “Guerriero seduto” o anche “Il ciclope”, che caccia uno di questi grandi mammiferi avrebbe certamente un senso logico e storico.
Tale teoria sarebbe avallata anche da un’interessante scoperta: presso il lago Cecita, a circa 20 km di distanza da Campana, nel dicembre 2017 sono stati rinvenuti i resti fossili dell’Elephas Antiquus (estintosi circa 11 mila anni fa), a conferma che gli elefanti effettivamente popolassero la zona.
Ma c’è di più, il fossile ritrovato rispecchia fedelmente la scultura in arenaria giallastra e grigia del “cozzo dei giganti”: entrambi gli elefanti hanno le zanne diritte, mentre quelli attuali le hanno ricurve, e sono entrambi alti circa 6 metri.
In realtà ci sarebbe anche una quarta teoria, non meno affascinante delle prime tre: sarebbe stata la natura, grazie all’azione del vento, delle piogge e di chissà quali cataclismi a modellare il blocco roccioso fino a fargli assumere questa particolare conformazione, ma anche questo sarebbe tutto da dimostrare.