Pino Aprile: “Il Male del Nord è credere di essere più del Sud. Il Covid ha mostrato che non è così”


In questo periodo il mondo del meridionalismo è sempre più attivo e non solo in campo culturale: alcuni dei suoi esponenti più illustri hanno deciso di scendere in campo anche dal punto di vista politico. Abbiamo rivolto alcune domande a Pino Aprile, autore del best-seller “Terroni” e di tanti altri testi di successo, punto di riferimento essenziale nel mondo del “nuovo meridionalismo” circa il periodo che stiamo vivendo, l’aria che si respira al Sud e le sensazioni personali dello scrittore anche per certi nuovi movimenti politico-culturali.

1) Sappiamo del suo impegno ormai su tutti i fronti (culturale e politico) ma a che punto è la questione meridionale dal punto di vista storiografico?
Quello che è successo in pochi anni è solo il frutto di tanti anni di divulgazione, perché il piatto della bilancia si abbassa non quando metti l’ultimo grammo che è sempre uno, ma quando metti l’ultimo di tanti altri grammi che hai messo in precedenza. Quindi quello che è accaduto negli ultimi anni è il risultato di quello che è accaduto nel secolo e mezzo precedente (soprattutto negli ultimi venti), oggi potenziato grazie anche ai mezzi di comunicazione, diffusione on-line prima inesistenti. E quello che è accaduto, non lo dico io ma lo ha detto e scritto Ernesto Galli della Loggia, affermando che ormai a livello persino scolastico, la convinzione che la storia del Risorgimento così come ci viene raccontata quasi in forma di favoletta da un secolo e mezzo non è più credibile e, l’idea che le cose siano andate diversamente ed ahimè per i metodi usati molto peggio, è ormai opinione comune e diffusa. Quindi è avvenuta una vera e propria inversione di conoscenza e consapevolezza riguardo la storia dell’unificazione del nostro Paese.

2) Perché “Il male del Nord” (titolo del suo nuovo libro)?
Il male del Nord è esattamente quello del Sud da un altro punto di vista, cioè visto da Nord, perché il racconto che è stato fatto di questo Paese diviso in due, ovvero di una parte del Paese e della popolazione che vale ed è in tutti i sensi “meno” e quindi ha anche meno diritti, meno investimenti pubblici, meno infrastrutture perché meno merita ed un’altra parte che è “più”. Questo racconto razzista ha creato nei meridionali quella condizione anche psichica e psico-sociale di minorità che è stata fatta propria, ovvero come spiegano la psicologia e la psicologia sociale, che il discriminato fa suoi i pregiudizi di cui è vittima per cui ha fatto intendere all’altra parte del Paese di essere “più” e, questa descrizione razzista ha diviso gli italiani; quindi il “male del Nord” è credere a questa narrazione, cioè credere di essere “più”.

Il virus covid-19 ha mostrato che le cose non stanno così ed anzi addirittura, con minori mezzi, una struttura sanitaria ospedaliera che non ha possibilità di confrontarsi con quella del Nord e con questa minorità effettiva, il Sud ha affrontato l’epidemia meglio del Nord, come affermato sia dal presidente dell’Istituto superiore di sanità, il dottor Locatelli, che mi pare sia proprio bergamasco, sia un giornale importante come El Paìs (ma anche il Los Angeles Times).

3) Qualche giorno fa una pagina del Mattino parlava di briganti come criminali: alla luce dei suoi studi, chi erano i briganti?
Non direi alla luce dei miei studi, ma alla luce degli studi di un grande che è stato poco valorizzato, nonostante l’enorme capacità dei suoi lavori: Tommaso Pedio o alla luce del testo base di ogni ricerca sul brigantaggio post-unitario, ovvero quello di Franco Molfese. In più abbiamo gli scritti del colonnello Cesare Cesari, responsabile degli archivi militari, ma la sua storia di parte sul brigantaggio tende a mostrare quanto siano stati bravi i carabinieri nella repressione del brigantaggio post-unitario e anche per il colonnello Cesari quella dei briganti era tutt’altro che criminalità; chi oggi, invece, crede e supporta ancora questa tesi è chiaramente in malafede. Ma basterebbe quello che scrisse all’epoca un grande intellettuale di Cosenza, il quale fondò forse uno dei giornali più importanti di quel tempo, “il Bruzio” che era antiborbonico, unitarista e filosabaudo e del brigantaggio concede questa spiegazione: “si ha il brigante quando qualcuno usa la violenza per riempire la sua pancia, si ha il brigantaggio quando le ragioni di quella violenza sono condivise dal popolo”. Quindi era una ragione politica ad un’invasione, oppressione, torture, stragi a danno dei popoli del Sud. È normale che quando vieni investito da una tale quantità di violenza, reagisci; ed è anche normale che in una guerra tutti debbano schierarsi compresi i criminali, per cui i criminali che si schierarono con i vincitori ossia i Savoia, dettero vita alla mafia (me lo diceva Rocco Chinnici 41 anni fa), mentre i criminali che si schierarono con i Borbone vennero tutti sterminati. Già Francesco Saverio Nitti suggerisce di sovrapporre la mappa del brigantaggio a quella dell’emigrazione meridionale o della mafia, si vede che dove ci fu il brigantaggio non ci fu mafia, perché i criminali si schieravano dall’altra parte e furono eliminati. L’esame di Nitti dimostra che, nei luoghi dove ci furono reazioni con le armi, l’altra forma di reazione a quell’oppressione non accettata fu la fuga (“o brigante, o emigrante”). È una banalità che ancora oggi si debbano scrivere dei testi per sostenere delle versioni antiche accettate soltanto perché fa comodo, quasi come fosse scritta in un ufficio studi della massoneria magari addirittura smentendo quello il testo recentissimo del professor Carmine Pinto che pure su questo non arriva a dire quello che viene detto nel libro di cui parliamo.

4) Che rapporti ha con gli altri movimenti e gli altri meridionalisti (neoborbonici e non)?
Devo dire che più che con i movimenti ho rapporti con le persone, neoborbonici e meridionalisti, perché si condividono dei temi. Poi per scendere nel dettaglio, i movimenti meridionalisti (e non solo), sono davvero tanti ma normalmente piccoli e spesso in contrapposizione, anche se non la vedo negativa questa cosa ma come un fiorire di tante piante che hanno un comune humus da cui vengono fuori ed ognuno vede questa espressione di sentimenti di ricerca storica, percorsi politici a suo modo. Il rapporto più stretto che ho tra questi movimenti e tra queste persone è con i neoborbonici (il Movimento Neoborbonico), perché con le iniziative storiche di ricostruzione e revisione storica ci si è trovati spesso insieme, con il presidente Gennaro De Crescenzo ma anche con tanti altri tra cui Salvatore Lanza e con loro ho rapporti di amicizia. Questo lavoro di ricerca mi ha portato ad avvicinarmi a loro dal momento in cui, tra le mie ricerche per scrivere “Terroni”, mi incuriosì molto il “Parlamento delle Due Sicilie” fondato dai neoborbonici e che non conoscevo, per cui ne feci un servizio giornalistico per il settimanale “Oggi” in cui Gennaro De Crescenzo e gli altri vennero fotografati sullo scalone della Reggia di Caserta. Io non sono neoborbonico, non ho mai fatto parte di nessun movimento perché volevo rimanere libero. Non ho nemmeno mai fatto parte prima d’ora di un partito, non ho preso parte neanche a quell’esperienza interessante di Unione Mediterranea creata da Marco Esposito. Per cui, tranne che con pochissimi, normalmente, ho rapporti che vedono l’incontro su cose da fare, su temi da studiare, su interessi culturali da condividere per cui batterci. Ma da un anno per l’iniziativa politica meridionalista, partita da tanti amici molti dei quali venivano proprio dai tanti movimenti e gruppetti meridionalisti e anche neoborbonici, abbiamo creato il “Movimento per l’equità territoriale”, ma io credo che alla lunga tutti questi gruppi dovranno trovare un’azione comune per difendere i diritti del Sud, i diritti negati che sono diritti costituzionali. Poi ognuno la pensi come vuole ma il treno per Matera, non è né di sinistra, né di destra.

5) Chi sono i “nemici” di Pino Aprile? Abbiamo saputo di un cambio di linea per difendere… Pino Aprile!
Mah: spero di non avere nemici, al più interlocutori anche con idee diversissime che sono sempre pronto a discutere. E poi, più che nemici, ritengo di avere alcuni disturbatori, che hanno dei veri problemi personali, perché hanno bisogno di avere qualcuno da odiare ed uno di loro mi disse esattamente questo. Poi c’è chi trasforma la differenza di opinioni in una sorta di guerra di religione, di crociata, che consiste non nel confutare gli argomenti ma nel distruggere e diffamare l’argomentatore. Questo chiaramente qualche fastidio lo crea e, laddove mi sembra di ravvisare gli estremi della diffamazione, ho deciso di querelare. Per esempio negli ultimi sei mesi ho fatto le prime due querele della mia vita e ne preparate altre che spero di non presentare: la più recente l’ho presentata contro un certo Saverio Paletta che sembrerebbe ossessionato dalla mia esistenza. Poverino: ho 70 anni e se ha un po’ di pazienza il problema gli viene risolto in modo naturale, anche se non ho nessuna voglia di agevolarlo nella fretta. Socrate commentò al momento della sua condanna a morte: “gli ateniesi hanno avuto troppa impazienza, nasciamo tutti condannati a morte”. Detto questo mi ritengo comunque fortunato nell’avere pochi disturbatori, diversi avversari e tanti, tantissimi interlocutori.

6) Un sogno di Pino Aprile?
Non mi illudo molto sugli esseri umani, però con tutti i loro limiti sono degli universi sconfinati, sono interessanti, sono la specie più feroce mai apparsa sulla terra ed anche la più fragile, nonostante tutto. Con tutte queste contraddizioni il male che siamo capaci di generare è spaventoso, basti pensare agli stermini che sono stati compiuti e qualcuno di questi a danno dei meridionali. Per cui io un sogno da essere umano ce l’ho: una rivoluzione, ma di quelle rivoluzioni di cui parlava Giancarlo Pajetta: mi basterebbe un “mondo più gentile”, un mondo senza queste immense disuguaglianze che generano violenze o almeno con delle disparità che non siano la norma, ma sanabili nell’intenzione, nella volontà, nel tentativo umano fallibile ma nella possibilità di abbattere, ridurre le fonti della violenza. Dentro poi ho un sogno personale molto più banale, ossia avere il tempo studiare di più ed andare al mare con la mia barca a vela da solo al largo, il mare, il vento e… pensieri da coltivare da cui trarre qualche insegnamento!


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