Abbiamo accennato precedentemente che anche nel Rinascimento l’ideale di bellezza femminile è quello medievale, ossia la donna bionda e dall’incarnato chiaro. Stavolta però con una differenza: nelle forme. Ebbene sì, a differenza del passato in cui la donna aveva un aspetto fragile ed emaciato, la donna rinascimentale predilige forme sinuose, morbide e burrose. Persiste ancora il sopracciglio sottile e l’attaccatura dei capelli rasata caratteristiche tipiche del Medioevo; si consolida invece il gusto per la cura e la decorazione del corpo nonostante la perpetua disapprovazione della Chiesa. Il maquillage, fatto di piccoli gesti, era volto ancora una volta ad esaltare il pallore del viso e sottolineato col rosso di guance e labbra. I capelli sono ancora biondi, il biondo veneziano è il colore prediletto.
Il make up, la depilazione e la decolorazione dei capelli sono ormai pratiche consolidate e diffuse da tempo tra le donne delle classi più agiate. A Venezia si formò addirittura una società per la sperimentazione della cosmesi di cui Isabella Cortese ne era la presidentessa e Caterina De’ Medici socia onoraria. L’Italia divenne il fulcro dell’eleganza e la patria di nuove mode e ricette. Fu il maestro delle arti cosmetiche Renato Fiorentino a diffondere presso la corte di Caterina De’ Medici i vari tipi di cipria. A questo periodo dobbiamo la diffusione dei primi profumi a secco tra i componenti della classe aristocratica notoriamente ostica all’uso dell’acqua e del sapone.
Verso la metà del secolo anche gli uomini cominciarono a fare uso con belletti e profumi, per contrastare i segni dell’età, per rendersi più attraenti ma soprattutto per nascondere le cicatrici del vaiolo. La moda inoltre scoprì il seno, rigorosamente incipriato, e ricomparvero i nei finti, utilizzati già dai Romani. E proprio a proposito di moda vediamo che in questo periodo le vesti cominciano ad allargarsi anche in virtù della scoperta di una donna morbida, gli abiti avevano profonde scollature e comparvero i primi orecchini.
Gli uomini continuarono a mostrare la propria virilità mettendo in mostra anche i genitali. Dalla seconda metà del Cinquecento però si vede un irrigidimento dei costumi causa il dominio spagnolo, la Controriforma e la sua morale. Comparvero i primi busti in metallo e le sottogonne rigide; e anche gli uomini cambiarono stile chiudendo il collo del busto ma continuando a mostrare le gambe. Il nero divenne il colore must e la rigidezza degli abiti quasi geometrica dava al corpo un non so che di solenne, che sottolineava la superiorità morale dell’aristocrazia rispetto alla volgarità della plebe.